In un’edizione che sembrava molto incerta, in cui più di un libro candidato esibiva le stimmate del possibile vincitore, è arrivata, a grande sorpresa, un’affermazione schiacciante. I Santi Mostri (Bollati Boringhieri 2024) di Ade Zeno riporta la vittoria ottenendo quasi tre volte i voti del secondo classificato, dimostrando la capacità di arrivare dritto al cuore di tutti i segmenti che compongono la giuria popolare del Premio Narrativa Bergamo – adulti, giovani, scuole e gruppi culturali. In una cinquina che si caratterizzava per una eccezionale varietà di temi, stili e forme narrative (dall’autobiografia al personal essay passando per il fototesto), molto apprezzata è stata, evidentemente, la capacità, tipica della fiction senza attributi, di mescolare una narrazione appassionante, che si muove tra sguardi e personaggi diversi, con un tema decisamente forte, quello dell’alterità fisica e della sua integrazione nella società, su uno scenario storico noto ma abilmente ricreato, quello cupo della Germania che affronta l’ascesa prima e il dominio poi del regime nazista.

La Giuria Popolare –  composta da adulti, giovani, scuole e gruppi culturali (hanno votato 128 dei 131 aventi diritto) – ha premiato il libro di Zeno con 63 voti, staccando Dario Voltolini, arrivato secondo con Invernale (La Nave di Teseo 2024) con 22 voti. Terzo Bruno Pischedda, che con Muster. Una giovinezza fantastica (Zacinto 2024) raccoglie 17 voti; dietro di lui, quarto Pietro Nicolaucich, con Lagunalabirinto (Cong 2024) e quinta Antonella Moscati, con Patologie (Quodlibet 2024), che hanno raccolto rispettivamente 15 e 11 voti.

La serata finale della XLI edizione del Premio Bergamo si è svolta ieri, sabato 3 maggio, nell’ormai consueta cornice del Teatro alle Grazie. A introdurre e condurre, come al solito, Max Pavan, giornalista responsabile dell’informazione di Bergamo Tv, che subito ceduto la parola al Presidente Massimo Rocchi. Rocchi ha tenuto un necessario discorso che ha connesso l’attualità mondiale (il genocidio a Gaza, l’invasione dell’Ucraina) all’occasione di una premiazione letteraria: che senso ha la letteratura oggi? Le parole di Italo Calvino, tratte dal finale delle Città invisibili, hanno tracciato una rotta di speranza, che si appella alla scrittura e alla creatività di autori e autrici per «riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». All’intervento di Rocchi sono seguiti i saluti delle principali istituzioni che grazie al loro contributo e supporto consentono la realizzazione di questa storica manifestazione. Si sono poi alternati sul palco i cinque finalisti, coinvolti da Max Pavan in appassionanti conversazioni, corredate da brevi momenti di lettura dai loro testi.

Prima dello spoglio dei voti, con la storica lavagna aggiornata tranche dopo tranche, la serata è stata caratterizzata dall’intervento di Adriana Lorenzi insieme a Vitor, ex detenuto della casa circondariale di Bergamo. Insieme hanno presentato i laboratori di scrittura che da anni il Premio Bergamo promuove in carcere e che permetteno ai detenuti di essere coinvolti nella Giuria Popolare del Premio, ma anche di recensire i libri finalsiti sulla rivista curata da Lorenzi “Spazio – Diario aperto dalla prigione”. Le loro letture hanno dato testimonianza di un lavoro collettivo e creativo ispirato alla cinquina di questa edizione.

La cerimonia si è quindi conclusa con l’assegnazione del premio ad Ade Zeno che, preso dall’emozione, ha ringraziato tutti per l’inaspettata vittoria, ricordando quanto sia importante cercare, in ognuno di noi, il mostro che siamo abituati a riconoscere nell’altro. E mentre ancora tintinnano i bicchieri che brindano al nuovo vincitore, ci si dà appuntamento alla prossima edizione.