Tra il 3 e il 4 dicembre 2022 si è tenuta Laventicinquesimaora, il premio letterario di Belleville Scuola di scrittura dedicato ai racconti brevi. 25 ore per scrivere un racconto non più lungo di 3600 battute.
La traccia di questa ottava edizione era:
Grand Hotel Italia. “Naturalmente i Grand Hotel sono sempre stati idee sociali, specchi impeccabili della società cui offrono i loro servizi.” (Joan Didion)
Lunedì 30 gennaio, in diretta streaming, sono stati proclamati i vincitori selezionati dalla giuria, composta da Francesca Cristoffanini (direttrice Belleville), Ginevra Lamberti, Giacomo Raccis e Michele Turazzi.
Pubblichiamo oggi il primo racconto classificato.


Secondo Matteo

di Gabriele Caprioli

è il tempo di un bidet, un tempo sospeso, il bidet è rettangolare, comodo, pulito, è tutto pulito qui, è l’albergo di lusso, è un calcolo approssimativo, a colpo d’occhio, più di cinquanta automobili parcheggiate, nessuna viene via con meno di cinquantamila euro, alcune sopra i centomila, ci saranno tre milioni di euro la sotto, facciamo quattro, milioni, mi vengono a dire che non sono i soldi che fanno bla bla, che il mondo una volta girava una meraviglia senza soldi, ma quando? ma come?

appeso alla porta c’è il prezzo della stanza, sul minibar c’è il prezzo di ogni singola minchiatina, calcolo approssimativo del ricarico che fanno sulla bottiglia di champagne che ci hanno portato in camera, cinquecento per cento e ormai è diventato sputo tiepido che non si berrebbe neppure mio padre, quella più a buon mercato qui dentro sono io, è la mia fica, la mia fica costa meno del servizio lavanderia, altro calcolo approssimativo, la mia fica lavata e profumata, è così comodo questo bidet, puoi tenere i piedi nudi sul pavimento in legno, tiepido, riscaldamento a pavimento, la ricchezza forse è proprio questa temperatura tiepida costante, cosa vado a pensare, belle le saponette a forma di cuore, da infilare in borsa, stai parlando con me amore?

la parola amore è ancora gratis e non devi nemmeno usarla a proposito, puoi anche chiamare amore un cliente che sta oltre la porta, sdraiato nel letto, magari avrà tolto il preservativo e vorrà sciacquarsi anche lui il cazzo, ti sento amore dimmi

dice che se mi va possiamo andare a vedere il cammello, scandisce le parole come se, sono una puttana non sono ritardata, sono nella mia comfort zone, il momento bidet, cosce aperte e pensieri tiepidi, non ho voglia di altro, sì amore ti ascolto

dice che possiamo prendere l’ascensore e salire sul tetto dell’hotel dove c’è un cammello, hai presente il vangelo secondo Matteo, sono una puttana non sono una suora, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio

dice così, è il vangelo, è la solita storia di dare addosso ai ricchi, che il paradiso è essere finalmente tutti poveri, in eterno, ma perché? ma che paradiso sarebbe? va bene amore

il tetto è piuttosto affollato, calcolo approssimativo, a colpo d’occhio, siamo tre professioniste, il cammello puzza, i telefonini disturbano, si stava meglio sul bidet, l’intenzione dovrebbe essere quella di trollare Gesù Cristo, qualsiasi cosa significhi trollare e così hanno portato qui sul tetto un cammello, non si sa come, dietro l’insegna dell’hotel c’è proprio la stalla, un vero cammello, faccia storta e due gobbe regolamentari e a quel punto c’è voluto poco a costruire un ago gigante con la cruna talmente ampia che ci puoi passare attraverso in groppa al cammello, è il regno dei cieli, è il regno dei soldi, è uno scherzo di dubbio gusto ma i clienti si mettono in coda, c’è uno strano vento, un’eccitazione frettolosa e un vago senso di colpa, c’è coda per il paradiso, un odore pungente di merda, nessuna voglia di conoscere ma solo di esibire, dice cosa ne pensi e si aspetta una reazione entusiasta, sono una puttana non sono ipocrita, dice che se funziona andremo in paradiso, oggi con me ti guadagni il paradiso

sei tu che lo devi guadagnare, sono una peccatrice non sono ricca, stai parlando con me amore?