Si conclude con una rassegna di recensioni il progetto di collaborazione fra la rivista “La Balena Bianca” e il Master in Editoria promosso dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e dall’Università degli Studi di Milano nel contesto della sesta edizione del Premio POP – Opera Prima, coordinato da Andrea Tarabbia. A coronare mesi di discussione e lavoro in classe intorno ai libri in lizza per il premio, le studentesse e gli studenti del Master si sono cimentati nel recensire a gruppi i titoli giunti nella cinquina finale.

Questa recensione è a cura delle studentesse e degli studenti Federico Fornasino, Francesca Iodice, Cecilia Maraldo, Anna Ortica, Alessia Pellegatta.


Al crocevia tra biografia letteraria e romanzo poetico, Tutti gli appuntamenti mancati – edito per Bompiani a inizio 2021 – dell’esordiente Alice Zanotti, classe 1985, è un ritratto immaginario, come recita il sottotitolo, della poetessa Amelia Rosselli. L’etichetta “romanzo” apposta in copertina e l’inserimento del libro nella collana dei “Narratori italiani” esplicitano la presa di distanza dal genere della biografia letteraria. Sulla scia di Due vite e Sogni e favole di Trevi, Ridevamo come matte di Luisella Vèroli e dei colleghi di collana Antonio Scurati con la trilogia di M e Marta Barone, ugualmente agli esordi con Città sommersa, il romanzo si inserisce nella corrente della biofiction, genere ibrido ormai affermato nel panorama editoriale-letterario italiano ed europeo, anche dal punto di vista cinematografico (Il giovane favoloso di Mario Martone, Volevo nascondermi di Giorgio Diritti).

«Tutte le cose hanno tre nomi, uno per quando sono nuove, uno per quando si rompono ma possono essere aggiustate, e l’ultimo nome è per quando non c’è niente da fare». La struttura tripartita del libro si basa su questa formula riassuntiva della poetica di Rosselli ideata da Zanotti. Ogni sezione ripercorre una fase della vita della poetessa: le vicende della famiglia che ne precedono la nascita e l’infanzia, dal titolo “Melina”, soprannome familiare della protagonista; la crescita e il raggiungimento della maturità artistica, sotto il nome di “Marion”, madre della poetessa; “Amelia” per l’ultima parte della sua vita, l’età adulta, l’aggravarsi della malattia psichica e il riconoscimento poetico. Tre sono anche le lingue appartenute a Rosselli – date dai paesi nei quali ha vissuto: Francia, Stati Uniti, Inghilterra e Italia – e che punteggiano la narrazione con l’obiettivo di ricostruire il tessuto linguistico della sua opera. Nonostante questa struttura tripartita sia un’idea coerente nel suo richiamarsi ad altri trittici della vita di Amelia, la sua realizzazione risulta asimmetrica a fronte di una prima sezione prolissa ed esageratamente concentrata sulla figura e la morte del padre della poetessa, e di un’ultima sezione, invece, affrettata e non sufficientemente approfondita.

Ad articolare ulteriormente la struttura è la divisione di certi capitoli in due sezioni, graficamente separate da una linea orizzontale: la prima ripercorre il passato della protagonista attraverso gli episodi più significativi, mentre la seconda, spesso tramite un discorso diretto di Amelia, ricostruisce dettagli e avvenimenti dei suoi ultimi giorni di vita. L’accostamento sulla pagina di questi momenti distanti nel tempo risulta efficace e ben riuscito, poiché le stranezze ed i discorsi insoliti dell’Amelia adulta assumono un nuovo significato grazie alla narrazione delle vicende dell’infanzia e della maturità. Vediamo così comparire, uno dopo l’altro, tutti quei personaggi immaginari da cui il suo appartamento di Roma è abitato e prendiamo coscienza del fatto che le figure che abitano la mente della poetessa iniziano a manifestarsi. È in queste sezioni, in apparenza fuori dal tempo, che viene dato spazio alla malattia e al mondo interiore di Rosselli.

Lo stile è peculiare e merita una nota a parte: fluido, delicato, leggero, elegante, piano, senza salti improvvisi verso l’alto o verso il basso, restituisce un ritratto linguistico della poetessa che gioca sul richiamo al suo lessico e su una serie di immagini suggestive che plasmano visivamente l’incedere della penna sulla carta, ma anche il progredire della malattia, rappresentato metaforicamente dalla pioggia che cade incessantemente e dalla polvere che tutto ricopre.

La scelta formale di non segnalare i discorsi diretti se non con la maiuscola, come se tutto fosse filtrato dalla mente della poetessa e poi restituito al lettore, crea un duplice effetto: da un lato l’impressione di passare dalla mente di chi scrive direttamente al foglio, con parole che si fissano sulla pagina senza alcuna forma di mediazione; dall’altro, voci reali e immaginarie si confondono e amalgamano, impedendo talvolta di distinguere ciò che viene detto da ciò che invece esiste unicamente nella mente di Amelia.

L’insieme di queste scelte crea un’atmosfera sospesa, immaginifica nonostante l’estrema concretezza delle vicende presentate a quadri, brevi capitoli in ordine cronologico che presentano scene specifiche della vita della protagonista.

Scavando nelle crepe della sua fragile esistenza, fra scorci di vita, lutti e incontri con intellettuali e scrittori – come il cugino Moravia, gli amici Pasolini e Scotellaro, il critico Bazlen – siamo condotti negli angoli più nascosti e solo immaginabili della vita di Amelia: Zanotti realizza così il «ritratto immaginario» di un personaggio credibile per la sua complessità, reso possibile solo dallo studio approfondito dell’opera della poetessa, testimoniato dall’accurata bibliografia riportata a fine del romanzo. La copertina, che ritrae una bambina riflessa nell’acqua, richiama l’elemento acquatico con cui il personaggio di Amelia è in costante relazione.

Tuttavia, si può affermare che questo non è un libro per tutti. Si tratta di un romanzo evocativo che esige dal lettore un approccio adeguato: non la pura ricerca di una verità biografica, ma uno slancio immersivo che si concede la scoperta della possibile interiorità della poetessa e di tutti i suoi “appuntamenti mancati”, e si confronta con il tentativo impossibile di dare voce ad Amelia e di dialogare con lei. Pur non essendo fisicamente presente nei momenti più tragici della sua vita – la morte dei suoi genitori e della nonna – la protagonista ha fatto proprie la sofferenza e l’assenza, trasformandole in arte e dando loro una forma nella poesia. Il libro può riscuotere interesse in quei lettori dall’alta competenza letteraria e sensibilità poetica: chi già ben conosce Rosselli o chi è interessato ad avvicinarsi al suo personaggio trova nel libro di Zanotti tutti gli elementi in grado di lasciarlo soddisfatto, quali l’andamento del racconto e il linguaggio utilizzato. Chi invece si aspetta un romanzo dalla forte trama o una biografia tradizionalmente intesa, troverà le proprie aspettative disattese, dal momento che lo stile aulico e ricco di immagini non è sufficiente a incuriosire fino alla fine del romanzo un lettore più attento a un intreccio serrato e avvincente. Dunque, un romanzo che si rivolge a chi vuole lasciarsi trasportare nella visione del mondo della poetessa e a chi già ne conosce le vicende.


A. Zanotti, Tutti gli appuntamenti mancati. Un ritratto immaginario di Amelia Rosselli, Bompiani, Firenze-Milano, 2021, pp. 352, € 18.