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    Arriva tutti gli anni in casa De Cumis alla vigilia di Ferragosto, adducendo come pretesto l’acquisto di qualche souvenir in pietra leccese che deve far da base a un tavolino in cristallo di Boemia oppure sostenere un vaso di petunie nella magione di Capalbio, tanto per creare una macchia di color violetto nella cornice di rose bianche che rampicano sulle architetture del bersò. La baronessa Cobellis, Maria Lodovica Di Pietrantonio in Cobellis, detta Malù, telefona dal taxi intorno alle ore tredici, quando l’auto è quasi ferma davanti al cancello di Villa Fedra, e annuncia che rimane per il pranzo. Elegantissima, impeccabile, e mai senza un regalo: un anno si è presentata con la nidiata di cavie peruviane che Peppo, lo Spezzer, scambiava per animali della sua stessa razza, pretendendo di insegnar loro a scavare le buche per gli ossi e montandole regolarmente ogni volta che gli sembrava di intravedere i segni propizi del ciclo estrale. L’anno dopo ha recato in dono un’intera forma di Blue Stilton, arrivata via internet dal Derbyshire, che la Fedra ha tentato di inserire fra le portate di un frilùvio estivo, con il risultato che a Melendugno, per mesi, sono circolate voci sulla imminente rovina della famiglia De Cumis, costretta, nella sventura, a servire in tavola ai commensali allibiti una vecchia forma di cacio ricotta andata a male. La Cobellis insegna alla libera università dei Balzi Rossi e si diletta a tradurre manuali di giardinaggio dalle molte lingue assimilate in una vita di studi e di viaggi intorno al mondo. Finito di pranzare, prima del caffè, ha già stilato la sua lista di piccole richieste, ahimè, urgentissime e inderogabili. L’Agatuccia, domestica di casa De Cumis, donna di carattere poco avvezza agli scoramenti, abituata a soddisfare le esigenze culinarie più improbabili della Fedra con piglio manageriale, ascolta, le braccia penzoloni e il mento cascante, la voce della Cobellis che chiede mestamente la fotocopia ingrandita fronte-retro di un volume in sedicesimo sulla coltivazione delle crassulacee; la stampa da USB di un manuale coreano sulla concimazione delle magnolie, di cui ha già tradotto le prime 800 pagine, da rivedere in toto durante il soggiorno pugliese; il numero di telefono di uno studio grafico a cui chiedere la scansione di immagini con possibilità di modificare le didascalie; un tecnico per installare gli aggiornamenti dell’antivirus; una lampada da tavolo a luce naturale e una internet key per ricaricare il cellulare on line; i recapiti del servizio radiotaxi, guardia medica, farmacie notturne, estetista e coiffeur. Se poi le potesse prenotare l’aereo+navetta per il ritorno a Imperia sarebbe davvero un te-so-ro! Sono gli unici momenti nella vita non breve dell’Agatuccia in cui potete vedere le sue pupille ingrandirsi fino a coprire l’intero spazio dell’iride, nuotando verso mete inarrivabili sotto il peso delle palpebre calate a mezza altezza. È la terza volta in tre anni che la Cobellis piomba lì senza avvisare fermandosi un mese, afflitta dal mal di stomaco per l’olio troppo pesante, lamentosa per il caldo, insofferente alle scorribande del Peppo a cui assesta pedate da centravanti quando crede di non esser vista, acida con la Titìna di cui biasima le deplorevoli frequentazioni. Questo è davvero troppo, la Fedra ne ha avuto abbastanza, e così ha pensato di liberarsi dell’Ospitolànte tessendole le lodi della signora Elvira Scarpa in Lucetta, madre di Lucio Lucetta detto il Saudato, che avrebbe potuto offrirle, accogliendola in casa sua, nientemeno che il collegamento wireless.

Proverbi: Se a suonar è l’ospitolànte fate orecchie da mercante

PicsPlay_1357224882472Nunzia Palmieri