Ieri pomeriggio, giovedì 13 gennaio, in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Premio Narrativo Bergamo, alla presenza di un folto pubblico – sebbene disseminato nella rete – sono stati rivelati da Michele Mari e Andrea Cortellesa i cinque libri finalisti della XXXVIII edizione, selezionati dal Comitato Scientifico (composto, oltre che da Cortellessa e Mari, da Silvia De Laude e Angelo Guglielmi). Anche quest’anno, la cinquina del Premio Bergamo si segnala per l’attenzione ai nomi meno inflazionati dal battage pubblicitario degli uffici stampa, con una significativa presenza di scrittori in qualche modo sperimentali – tanto nell’elaborazione delle strutture narrative, quanto nella definizione di registri e linguaggi specifici – e con un’inedita partecipazione di un “romanzo con immagini”.

Dopo i saluti e l’introduzione consueta del presidente Massimo Rocchi e della segretaria generale Flavia Alborghetti, sono stati dati i nomi dei cinque finalisti e dei loro romanzi. Elisa Ruotolo, Andrea Inglese, Maurizio Torchio, Francesco Bianconi e Davide Orecchio: ecco gli autori che si contenderanno l’edizione 2022 del premio, che verrà assegnato, dopo gli incontri con il pubblico e a seguito della votazione della giuria popolare, sabato 30 aprile 2022.

Quel luogo a me proibito (Feltrinelli 2021) è il secondo romanzo di Elisa Ruotolo. Dopo le brevi storie di vita quotidiana di Ho rubato la pioggia (2010) e il fortunato romanzo Ovunque, proteggici (2014), la scrittrice casertana ambienta la sua nuova opera in un Sud che si riconosce prima ancora che per i tratti geografici, per un feroce attaccamento alle consuetudini e alle tradizioni. La dimensione è quella rurale, ma il senso di vergogna a cui i genitori educano la giovane protagonista è tutto borghese. Stretta nella morsa di un’educazione repressiva, soprattutto nei confronti delle libertà emotive, la ragazza guarda con ammirazione a quelle figure – come la nonna o l’amica Nicla – che riescono invece a imporre la forza del proprio sentire sugli spietati pregiudizi sociali. Questi contro-modelli però non bastano a salvare la protagonista, che si ritrova ormai adulta a fare i conti con un’immaturità sentimentale avvilente. Ruotolo ricorre alla sua lunga frequentazione con la poesia, come autrice (con la raccolta Corpo di pane, 2019) e come lettrice (ha curato le poesie di Antonia Pozzi, Mia vita cara, 2019), per coniare un linguaggio misurato e profondo con cui racconta la storia di un viaggio alla scoperta dei luoghi interiori di una donna che ha bisogno di un uomo per capire che la pienezza degli affetti è un diritto, e non un’utopia.

Anche Andrea Inglese, nella Vita adulta (Ponte alle Grazie 2021), riflette intorno all’idea di maturità; ma usa tutt’altra lente rispetto a quella sentimentale. Il campo d’azione qui è quello del mondo dell’arte, che i due protagonisti frequentano molto da vicino: Nina Dumo è una performer di discreto nome, che ha avuto l’occasione di “sfondare” quando era rappresentata da un importante gallerista newyorkese e ora cerca di ricostruire la propria immagine; Tommaso Zappa è invece uno stimato critico d’arte che tuttavia resta confinato in un limbo professionale che non gli consente né una solidità economica, né la notorietà dei famigerati critici-curatori che imperversano nelle grandi rassegne internazionali. La narrazione segue le loro storie in parallelo, tra ambizioni, equivoci e occasioni fatte apposta per essere sprecate. Inglese, poeta che ha già saggiato il romanzo con Parigi è un desiderio (2016), conferma una vena narrativa che attinge al saggismo e, soprattutto, si sostanzia di una spietata ironia speculativa, utile a ridere dei vizi e dei tic di un microcosmo – quello dell’arte – che fa da specchio all’intera società contemporanea.

Tenta invece di sondare una condizione di alterità psichica raramente indagata dalla letteratura Maurizio Torchio, con L’invulnerabile altrove (Einaudi 2021). Dopo aver dedicato uno splendido romanzo alla condizione carceraria (Cattivi, 2015), lo scrittore torinese mette a punto gli strumenti letterari necessari a dar forma a una coscienza sdoppiata, quella di una donna che conduce una vita apparentemente normale e al tempo stesso intrattiene un dialogo serrato con un’altra voce, che vive nella sua mente e nessuno può sentire. È questo un romanzo fatto di monologhi e dialoghi, di tentativi di sintonizzarsi con una presenza che abita una dimensione ulteriore, una sorta di purgatorio dantesco in cui il tempo si dilata e le sofferenze possono essere insopportabili. Tutto è labile, niente è sicuro, anche perché a filtrare la narrazione è quella stessa coscienza che potremmo semplicisticamente bollare come folle, schizofrenica e quindi inattendibile. Torchio ci invita così a uno sforzo di comprensione, attraverso un’immedesimazione che potrebbe portarci in luoghi sconosciuti, in un’“invulnerabile altrove”.

Prende le mosse dal confinamento obbligato a cui l’attuale pandemia ci ha costretti l’Atlante delle case maledette di Francesco Bianconi (Rizzoli Lizard 2021). Già frontman dei Baustelle, Bianconi ha all’attivo due romanzi (Il regno animale,2011, e La resurrezione della carne, 2015) nei quali ha saputo dare spessore a quella vena letteraria che attraversa molti testi delle sue canzoni. In questo caso, l’imperversare di un non meglio specificato virus obbliga tra le pareti di casa il protagonista Dimitri, inducendolo a ragionare sul proprio rapporto con lo spazio domestico. Da qui nasce l’idea che la vita di una persona possa essere definita attraverso le case in cui ha vissuto, per tanto o per pochissimo tempo. La geometria degli spazi con cui ci si è dovuti confrontare, gli oggetti di cui ci si circonda, le routine di volta in volta costruite diventano attributi di un carattere che si delinea sub specie domestica. A rendere visibili le suggestioni della prosa di Bianconi sono poi le splendide illustrazioni di Paolo Bacilieri, che fanno dell’Atlante delle case maledette un’eccentrica graphic novel.

Davide Orecchio, infine, fa i conti con la storia collettiva e con quella personale in Storia aperta(Bompiani 2021), un romanzo che chiude una parabola aperta dieci anni prima con il libro d’esordio, Città distrutte (2011), e proseguita con la raccolta Mio padre la rivoluzione (2017), già finalista al Premio Bergamo 2018. A segnare la continuità di questo percorso è la tecnica narrativa, che attinge ad archivi reali e fittizi per comporre un racconto che si muove in un terreno sospeso tra storia e fantasia; ma anche lo stile, estremamente figurato, ritmato, a tratti addirittura lirico; e soprattutto il soggetto, la vita di Pietro Migliorisi, alter ego del padre dell’autore, affacciatosi già nelle raccolte precedenti e ora raccontato con l’ampiezza di un grande romanzo storico e biografico. Seguendo le traiettorie impossibili di una biografia che talvolta si biforca, procedendo simultaneamente in direzioni contrapposte, questo romanzo racconta la storia di un’intera nazione, quella di un’Italia che è stata fascista e comunista, bellicista e pacifista, morale e immorale, pudica e sfacciata. Una storia che, per essere fedele fino in fondo, non può fare a meno di lasciare aperte le più aspre contraddizioni.

La serata si è poi conclusa con le comunicazioni riguardo le modalità di voto (19/26 aprile) e la composizione della Giuria Popolare (60 gli adulti – 45 estratti fra oltre 300 richieste pervenute + 15 giurati storici e onorari – 34 giovani, 14 gruppi culturali e 12 scuole) che avrà il compito di decidere il vincitore di questa XXXVIII edizione.

Prima della cerimonia di premiazione, in programma sabato 30 aprile nella Sala Piatti di Città Alta, gli autori finalisti avranno modo di presentarsi al pubblico del premio negli incontri individuali che si terranno tradizionalmente alla Biblioteca Tiraboschi e che saranno moderati dalla docente e scrittrice Maria Tosca Finazzi. Questo il calendario:

  • giovedì 3 marzo, h. 17.30: Francesco Bianconi, Atlante delle case maledette (Rizzoli Lizard 2021)
  • giovedì 10 marzo, h. 17.30: Andrea Inglese, La vita adulta (Ponte alle grazie 2021)
  • giovedì 17 marzo, h. 17.30: Maurizio Torchio, L’invulnerabile altrove (Einaudi 2021)
  • giovedì 24 marzo, h. 17.30: Davide Orecchio, Storia aperta (Bompiani 2021)
  • giovedì 31 marzo, h. 17.30: Elisa Ruotolo, Quel luogo a me proibito (Feltrinelli 2021).