Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo una nota critica di Roberto Batisti, recentemente edita in Nuova Poesia Troll (Argolibri, 2022).


Nuova Poesia Troll (NPT) è un’entità collettiva, una ‘scuderia’ per riprendere una felice autodesignazione. Anche se il nome del fondatore non è ignoto ai ben informati, e quantomeno sospettabili sono quelli di altri collaboratori, esistono forti marche tematiche e formali (ma anche, vorrei dire, spirituali) che unificano la produzione di questa pagina più di quanto le singole autorialità traspaiano, dietro l’anonimato, da certe ossessioni o da certe allusioni ai realia. Come ‘Omero’ o ‘Teognide’, NPT andrebbe considerato il nome di un genere letterario, o di una tradizione, più che di un autore individuale. Con i poeti della Grecia arcaica[1] NPT ha in comune almeno un altro tratto: l’etica aristocratica. Come la silloge teognidea, l’opera di NPT è leggibile come un vero e proprio manuale di etica, un corpus composito e aperto a forte vocazione pedagogico-morale. Se l’elegia arcaica trovava il suo spazio nel simposio, questa voce contemporanea fa suo l’unico spazio di convivialità e di co-spirazione concesso dal Metaverso, vale a dire la pagina Facebook.

Il soggetto poetico inscenato da NPT è un aristocrate decaduto che abbraccia e interiorizza lo squallore circostante. La risemantizzazione della parola squallido e del nome astratto corrispondente è tra le operazioni più notevoli e caratteristiche compiute dal collettivo (accanto, ad esempio, alla normalizzazione di bestiale come onorifico generico). Come Esiodo distingueva tra Discordia buona e Discordia cattiva[2], così la poesia 2 TIPI D SQUALLIDO insegna la differenza tra uno squallore che salva e uno che affossa: il primo è di chi cammina “abbigliato d 1 eleganza incomprensibile | in una via abb. squallida”; il secondo è di chi accetta la legge della polis, scende nell’agone del dibattito (“seguire l’informazione formulare delle opinioni lamentersi [sic] | della politica discutere dell’attualita”), e non certo in nome di un ideale superiore, ma per “cercare in un qualunque | modo di fare colpo dulla [sic] fica”. Come apprendiamo da altre poesie della raccolta, si può essere “elegantissimo | solo nello squallore, nella miseria, nella povertà”; “rasentiamo lo squallido (l’eccelso) | nello schifo generale”. È come se il soggetto avesse bisogno di questo fondale di schifo contro cui meglio risaltare, per poter dire di aver “raggiunto la perfezione senza mai cercarla | e la bellezza nella pratica del brutto” (POESIA MENTRE MANGIO). S’intuisce la stretta parentela di questo soggetto squallido con la grande formulazione moderna dell’aristocrate: il dandy baudelairiano, “sempre cortese con il brutto”[3].

Ne consegue un duplice intento che ritroviamo intrecciato nell’opus: da un lato didascalico (i precetti per una vita retta), dall’altro scoptico (contro lo squallore ‘cattivo’ e i suoi portatori). Anche i poeti delle eterie aristocratiche difendevano un sistema di valori al tramonto, e se la prendevano con la nuova democrazia, che dava spazio a personaggi impresentabili. Per NPT il nemico è sintetizzato nella parola scemocrazia, neologismo sincratico peraltro non originale, che ricalca l’inglese dumbocracy ricavato con analogo procedimento. Non è la più creativa o memorabile tra le neoformazioni lessicali che vanno ad arricchire il vocabolario ‘ideologico’ di NPT, ma è ben rappresentativa del suo pensiero. Chi sono gli attori della scemocrazia? Da un lato, non mancano gli attacchi diretti a figure-simbolo della degradazione, detentori di un potere (oggi per definizione mediatico, più che politico in senso stretto) immeritato. Un bersaglio ben riassunto dalla costellazione Gramellini | Saviano (il potere giornalistico, propalatore di opinioni standard e finto impegno politico) – Sorrentino | Jovanotti (il potere artistico, confezionatore di un’estetica fasulla) – Fazio (il potere televisivo, megafono dei primi due e perciò il più pericoloso di tutti). L’insulto verso questi personaggi è dato per presupposto, quasi autoevidente, tanto che viene espresso con i toni, trasandati e quasi stanchi, della ripetizione dell’ovvio: “lo gia detto sorrentino merda? | e jovanotti fratello del cazzo?” (LO DETTO GIA?), “lo gia’ detto sorrentino merda e piazzale loreto per: | giovannotti fazio cinema roma robbie nel tevere?” (LO GIA’ DETTO 2)

Dall’altro lato, ci sono i tipi: il “poeta standard” (locuzione interscambiabile con “poeta di regime”, che è sintagma di Aldo Nove), la “studentessa di Bologna” (frequentatrice del Centro di poesia contemporanea della città felsinea). Sono esponenti di una mediocrità che tenta di ripararsi dietro pretese culturali e conformismo arrivista, peraltro frustrato. Questi soggetti credono in falsi idoli, assorbiti acriticamente, e cercano invano di diventare (almeno agli occhi altrui) ciò che non sono. Sono il kitscher descritto da Tommaso Labranca, colui che “è andato a scuola e ha introiettato non una vera cultura ma un’idea retorica di decoro che lo spinge a fingere, a nascondere snobisticamente i suoi veri gusti, i suoi veri amori dietro un velo di rispettabilità per la smania di fare bella figura”[4]. Sono, in fondo, le vittime e i complici delle figure come Fazio o i suoi ospiti, nonché delle loro varianti più ricercate, come i poeti d’avanguardia (Balestrini, Spatola…). Le simpatie di Labranca andavano casomai al “trasher o trashista”, che, “a scuola ci è andato poco, distrattamente, gode della trivialità e non fa niente per nasconderla”[5], e il discorso può valere anche per i labranchiani di NPT, che come tutti gli aristocratici sono molto più a loro agio in mezzo al popolo vero che alla piccola borghesia pretenziosa.

Non manca infine, come bersaglio ricorrente, una categoria ancora più vasta: le donne. Quando mette alla berlina certi comportamenti femminili, NPT dà esilaranti esempi di una misoginia oggi irricevibile ma pur ben radicata nella tradizione antica del vituperium, come dimostrano le varie satire contro le donne, da Semonide a Giovenale a Boccaccio. La precettistica è chiara: “bisogna tenersi lontani dalle donne | e proprio attraverso seghe le donne nn esistono | perché le donne sono un pain in the ass” (SEGHE). Comunque, anche la donna è colpita in quanto agevolatrice di dinamiche di potere malate; come costrutto sociale, non come femmina. La Marcella ricordata nostalgicamente nell’omonima poesia “era divertente e allegra | era diversa dalle donne – non mi veniva voglia di punirla”.

Quanto alla pars construens, non ci si aspetterebbero troppi precetti seri da quella che, in fondo, è una pagina genialmente satirica. Di fatto, nella sentenziosità che pervade i testi di NPT risulta arduo distinguere la provocazione grottesca dalla sincera dichiarazione di principio o dal consiglio accorato. Dal punto di vista strettamente politico, NPT si è spesso autoidentificato come liberale, anzi “ultras liberale”. Ma, vuoi per il verosimile avvicendarsi di più soggetti dietro la sigla, vuoi per l’evolvere della cronaca politica verso la distopia, le cose si son fatte forse più complesse. Ultimamente, le misure antipandemiche hanno creato un nuovo filone a tendenza decisamente novax, con la saga del “lavoratore discriminato” – un insegnante (l’io dei testi di NPT si raffigura usualmente con questo mestiere) sospeso dal lavoro perché non ha il green pass. Questa reazione può non stupire, vista la natura francamente illiberale di diversi provvedimenti anti-CoVid dei governi italiani; e forse è solo pour épater che NPT correda la sua protesta col classico armamentario complottista. D’altro canto, anche asserzioni come “amo russia e presidente putin per svariate | motivi […] nn si fa mettere i piedi in testa” (LO GIA’ DETTO 2) suonano, oggi più che mai, sinistre; ma potrebbe davvero amare la Russia cleptocratica e autoritaria di Putin un liberale antifascista che all’Italia, “avanguardia del peggio”[6], suole contrapporre come modello positivo l’“Iperuranio svizzero”, per dirlo con le parole di un altro poeta[7]? L’elogio di Putin avrà allora funzione analoga a quello di Berlusconi (la cui Italia aveva ben poco di virtuosamente elvetico): del Presidente (familiarmente additato come “big pres” e simili), qualche anno fa NPT aveva fatto un autentico tormentone, in funzione ovviamente di dileggio del conformismo di sinistra. Questo spirito provocatorio è punk, la svastica sul braccio di Sid Vicious.

 Ancor più interessante di quella strettamente economico-politica (e messa peraltro spesso in comica giustapposizione a essa) è la precettistica pratica. Ce n’è per tutti gli àmbiti del vivere quotidiano: dalla dietetica (“e pure la carne i nostri bisnonni la mangiavano | assieme a certi bicchieroni di vino”, ITALIAN TUMOR)[8] all’abbigliamento (“La mia libertà come soggetto, come singolo | È pensare ai pantaloni || Io voglio dei pantaloni che non abbiano la gamba affusolata”, ESTREMA DESTRA; “le Timberland | Retoriche, ancestrali, tecniche […] Le Clarks | La scelta più adulta […] Le Sebago | La qualità allo stato puro”, DECK SHOES). Dal punk, che d’altronde è sempre stato fin dagli esordi compatibile con l’eleganza dandyistica[9], si passa così alla classe innata di certa new wave britannica, spesso citata positivamente come esempio di invettiva feroce che sa però mantenere una raffinata sprezzatura.

 In un contributo pubblicato online qualche anno addietro[10], inserivo NPT in una costellazione di ‘cattivisti’ romantici che mescolavano risentimento ed elegia – da Michel Houellebecq a Tommaso Labranca, fino a certe diramazioni più ambigue come Alessandro Gori alias lo Sgargabonzi. Quest’ultimo è inviso a NPT proprio per i suoi cedimenti al mondo dello spettacolo e perché piace agli intellettuali trenta-quarantenni di sinistra. NPT è più puro, e non accetterebbe mai di essere canonizzato da un Claudio Giunta.[11] Credo anche che il suo senso morale di fondo provi sincera repulsione di fronte al genere di ‘scorrettezze’ sgargabonziche, che mettendo fra virgolette il linguaggio e il mondo per farne risaltare l’inanità grottesca non si peritano di suonare offensive per le vittime (come dimostrato da una recente vicenda giudiziaria). Anche NPT è, chiaramente, sgradevole, soprattutto visto da un’ottica ‘progressista’, ma lo è per il motivo pressoché opposto; cioè perché senza alcun pretesto culturalistico, senza dare a intendere di stare compiendo alcuna operazione d’avanguardia, mette a nudo la sua visione del mondo in tutta la sua faziosità. Non potrà mai piacere, se non come guilty pleasure, a quegli intellettuali woke che invece, non a caso, portano lo Sgargabonzi in palmo di mano.

Una vera consonanza tecnica e spirituale con NPT aveva piuttosto l’Aldo Nove vintage di componimenti come il già citato Poeta di regime (“O Berlusconi, dio mio, dammi || le 200 cosce dei miei sogni”) o come L’amore al tempo delle discoteche (“Contro il sogno banale della luce, | il suo volgersi in versi di Den Harrow”),[12] prima di cedere al patetismo autocommiserante e, insieme, alle lusinghe dell’industria mediatica. In questo caso, il debito è stato serenamente dichiarato in un bel testo (AD ALDO NOVE) che mescola, in modo toccante, la critica del presente (“Antonello, i tuoi libri ormai sono atroci”) alla riconoscenza per ciò che è stato (“Sei stato immenso. Statale. Progressivo.”).

Se volgiamo invece lo sguardo a un panorama più contemporaneo, NPT si erige, pur con forte originalità, all’incrocio di varie recenti tendenze: dagli status-performance epigrammatici di Giulia Felderer e altri shitposter (di cui NPT è sostanzialmente un equivalente in versi) agli ambiziosi progetti di Ophelia Borghesan (che fa con professionalità visionaria e inclusiva quel che NPT fa con misantropica trasandatezza),[13] fino a casi ancor più perturbanti come il profilo Sandro Pedrazzi[14] (che rispetto a NPT non ha agenda politica né autocoscienza, e propone in forme scandalosamente bizzarre un dolore esistenziale neppure risarcito dal contegno). Tutte queste esperienze dimostrano le potenzialità offerte dallo status Facebook come spazio per una scrittura costituzionalmente effimera (se critici-scrittori meno avvezzi al nuovo mezzo mandano ormai in stampa libri ottenuti col copia+incolla dei loro verbosi status, al contrario NPT minaccia spesso la cancellazione dei suoi post) e in divenire, installativo-performativa (con i refusi ad aggiungere sovrasensi)[15] e interattiva (per il dialogo coi followers nei commenti).

Se dei grandi artisti NPT ha l’irriducibile unicità di sguardo, non meno importante è la creazione di una lingua. Balza per prima agli occhi, tra i suoi ingredienti, la folla dei refusi volontari. Questa arte del refuso, che a prima vista richiama prodotti trash dell’èra predigitale come l’Omino Bufo di Alfredo Castelli per la “stabile sintassi dell’errore”, è certamente mimetica degli errori di battitura che caratterizzano la sciatta comunicazione dei social networks, ma viene anche virtuosisticamente sfruttata (oltre che per eludere censure) per creare in verbis ipsis un nuovo spazio di aggressione satirica verso i propri oggetti. Così i poeti standard diventano spesso “peti standard”, o la poesia sperimentale diviene “spermentale”; un autore come Adriano Spatola è ribattezzato “Spazzola”. Analogamente ai refusi ortografici funzionano le deformazioni paronimiche: “STARTUP COMEDY”, per standup, dice già tutto il disprezzo per i compromessi degli Sgargabonzi che monetizzano la loro vena satirica. Tanto ci sarebbe da dire ancora sull’esuberante creatività di questo linguaggio, con la sua mescolanza di gerghi e registri, la sua elasticità metrica, il suo orecchio per l’assurdo e la capacità di amplificarlo a piacimento… Ma è quando meno calca la mano sulla satira di costume e sull’onomastì kōmōdeîn, e più sulla rappresentazione di un’aristocratica alienazione, che questa scrittura ottiene davvero effetti obliquamente lirici.

Una poesia come UNA STORIA DI PUTTANE E CAVALLI (29.12.2020; non inclusa in questa antologia) trasmette proprio un senso neoclassico di “nobile semplicità e quieta grandezza”. L’andamento insolitamente disteso e pacifico riassorbe anche i giudizi sprezzanti – affidati come sempre a sintagmi icastici: “tafani culturali”, “letame concettuale” – nella luminosa superiorità di chi conosce “quale ritmo regola gli uomini”[16]:

Lo senti questo ronzio?
Sono loro, non riposano mai,
sono i tafani culturali.
Non si sa di cosa stanno parlando,
si capisce solo che sono minchiate,
delle bolle di puro linguaggio
formatesi in vari anni di alienazione.
Tu devi difenderti.
Non lasciarti inquinare.
Adriano Spazzola? Blocca.
Rinascimento psichedelico? Black list.
Post-stocazzo,
parole in inglese? Segnala.
Non hai più tempo per queste cazzate
lo sai sì?
Il 2020 segna uno spartiacque
e la tua vita è la storia del mondo.
Ritrova qualche amico delle elementari
piuttosto, o delle medie,
su facebook o meglio instagram,
chiedigli come va.
Iscriviti solo a gruppi concreti
mercatino oggetti o bricolage.
Una foto del presepio,
l’inaugurazione di un ferramenta,
una storia assurda di provincia,
tra puttane e cavalli scappati
alle 2 di notte, dal recinto di un maneggio,
uno status sgrammaticato
in memoria di un cane.
Tutto questo è linfa vitale.
Tutto questo è il capolavoro
anche puramente immaginario
che erigerai sulla terra ferma.
Non essere mai ironico.
L’ironia è merda.
L’ironia è letame concettuale
che non ti permetterà di vedere Dio.
Il culturale lascialo ai poveracci.
Buon nuovo anno
by Nuova poesia trolls

Gli scogli da evitare sono dunque le mode e le parole d’ordine culturali attorno a cui girano i “tafani” della memorabile apertura. Il loro elenco è un piccolo spaccato di temi e tic della chiacchiera ‘colta’ di fine anni ‘10, qui presentato come un enueg;[17] segue, nella seconda metà del testo, il plazer, gesti e situazioni che rendono degna la vita. Ma l’ultimo e più solenne ammonimento è metodologico, e allontana con gesto perentorio quel vizio del discorso postmoderno e della comunicazione internettara, l’ironia. NPT è comico, parodico, satirico, ma mai ironico nel senso di chi non si prende la responsabilità delle proprie idee e dei propri gusti. Qui, poi, si fa sul serio anche più del solito. Prova ne sono varie spie linguistiche: la movenza deittica incipitaria, l’assertività degli imperativi e dei futuri. Indice della serietà del tono è anche il dileguarsi dei tipici refusi: l’unico, nel nome “Spazzola”, è funzionale come già osservato a mettere alla berlina, forse più che il poeta, i cultori della letteratura sperimentale da lui incarnata. Nonostante nella seconda parte (il plazer) si citi fra le cose belle “uno status sgrammaticato”, qui la grammatica è ripristinata; persino la punteggiatura e le maiuscole sono al loro posto. Lo stesso accadeva in un altro testo ‘serio’ e sentito, come la già citata dedica ad Aldo Nove. Non sfugga il senso pregnante dell’augurio finale (con tanto di sphragís), che non è legato alla mera contingenza cronologica di una poesia postata a ridosso di Capodanno: con generosità paterna, commovente, NPT ci dà il buon viatico. E chi può più dire se sul suo volto si distenda il sorriso indecifrabile del kouros arcaico, o il ghigno beffardo della Trollface.


Nuova poesia troll, Ancona, Argolibri, 2022, pp. 150, € 15.


[1]Il parallelo fra il collettivo NPT e i lirici arcaici non è nuovo: cfr. già Federico Ronconi, “Ethos e Priapo: la magia di Nuova Poesia Troll. Riflessioni sulla nuova Pizia”, Poesia del nostro tempo, 02.10.2018 <http:||www.poesiadelnostrotempo.it|ethos-e-priapo-la-magia-di-nuova-poesia-troll-riflessioni-sulla-nuova-pizia-di-federico-ronconi|>.

[2]Hes. Op. 11-26.

[3]Jules Laforgue, Mélanges postumes, Mercure de France, Paris 1903, 114: “il [scil. Baudelaire] est toujours courtois avec le laid”.

[4]C. Giunta, Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca, Il Mulino, Bologna 2020, 39.

[5]C. Giunta, ibid., 40.

[6]Sono ancora parole di Houellebecq, da La ricerca della felicità, Bompiani, Milano 2008, 244.

[7]Federico Italiano, Post scriptum a Josif Brodskij, in L’invasione dei granchi giganti. Poesie 2004-2009, Marietti, Genova 2010, 81.

[8]In un testo qui non incluso, PARAGONE LACAN DIETA MEDITERRANEA, si risale filologicamente agli studi di Ancel Keys per dimostrare che i cilentani di una volta “Mangiavano animali dalla mattina alla sera | Questa è la dieta mediterranea”, contro le manipolazioni in senso vegetariano.

[9]Cf. Robert Christgau, “The Great Punk Dandy at the Peppermint Lounge: Richard Hell”, in Grown Up All Wrong: 75 Great Rock and Pop Artists from Vaudeville to Techno, Harvard University Press, Cambridge Mass.-London 1998, 222-225.

[10]R. Batisti, “Una musica perfettamente noiosa. Attorno alla galassia Houellebecq”, Carteggi Letterari, 5-12-19.07.2017. Cf. anche Giunta, Le alternative non esistono, cit., 11-13 e 162s.

[11]C. Giunta, “Lo Sgargabonzi è il migliore scrittore comico italiano”, Internazionale, 28.05.2016 <https:||www.internazionale.it|opinione|claudio-giunta|2016|05|28|sgargabonzi-scrittore-comico-italiano>.

[12]A. Nove, Fuoco su Babilonia! Poesie 1984-1986, Crocetti, Milano 2003, 104.

[13]Affinità già notate da Marco Giovenale, “sunday monday flarfy days”, slowforward, 27.10.2018 <https:||slowforward.net|2018|10|27|sunday-monday-flarfy-days|>.

[14]Vd. F. Ronconi, “L’enfer c’est moi. Il caso Sandro Pedrazzi”, Argonline, 2.11.2021 <https:||www.argonline.it|enfer-cest-moi-caso-sandro-pedrazzi|>.

[15]Per non parlare delle rare ma tanto più preziose esplorazioni multimediali, fra canali YouTube dedicati a video di musica elettronica minimale e illustrazioni con MS Paint, sempre all’insegna di un’estetica cruda e volutamente cheap.

[16]Archiloco, fr. 128,7 West “γίνωσκε δ’ οἷος ῥυσμὸς ἀνθρώπους ἔχει”.

[17]A riprova che le consonanze stilistiche con lo Sgargabonzi, nonostante le prese di distanza, non sono illusorie, si confronti un post di Alessandro Gori del 18.09.2019 che recensisce il disco di Liam Gallagher Why Me? Why Not. È, anch’esso, un post ‘serio’ che Gori dedica a una delle sue autentiche passioni; nella chiusa, la musica di Gallagher è contrapposta a “roba da vecchi come trap, sfere, meme, glitch, ‘a zì’, accelerazionismi e cialtroni”. Un regesto di parole d’ordine di certo discorso à la page da giovani intellettuali di sinistra che non stonerebbe in un pezzo di NPT.