Omenana, parola della lingua nigeriana igbo, è un termine complesso: sta ad indicare la cultura, le usanze tradizionali precedenti alla colonizzazione europea e quelle sopravvissute nonostante la colonizzazione. Questa cultura sommersa, legata al sovrannaturale e all’emanazione divina, emerge da sempre nel racconto orale, effimero ma persistente, grande patrimonio culturale delle società tradizionali di tutto il mondo. La specificità di questo termine rivendica proprio l’alterità della omenana rispetto alla cultura occidentale e la pone a distanza, cercando un modo nuovo di decolonizzare l’immaginario. L’intenzione del volume antologico che prende il nome dalla cultura dell’omenana è quella di valorizzare le voci di giovani autori ed autrici di speculative fiction (l’italiano fantascienza risulta irrimediabilmente riduttivo), narrativa di genere fantastico o antirealista.

Omenana è dunque una raccolta di “racconti fantastici dal continente africano”, come da sottotitolo; un’antologia compilata dall’omonima rivista nigeriana e tradotta in italiano nel 2023 per Nero editions (collana NOT) da Giulia Lenti. Questa antologia dialoga con Le visionarie. Fantascienza, fantasy e femminismo (a cura di Ann e Jeff VanderMeer; coordinamento per l’edizione italiana a cura di Claudia Durastanti e Veronica Raimo, 2018) nella scelta di campo della casa editrice di pubblicare narrativa antirealista da voci che, in altri contesti, rischierebbero di venire marginalizzate o confinate in nicchie autoriferite.

La dimensione politica del genere narrativo è stata ampiamente esplorata negli ultimi decenni e il suo definitivo imporsi oltre il circuito giovanile o young adult, ne è un chiaro segnale. Se la narrativa realista, soprattutto quando si propone di “affrontare un tema”, può risultare spesso leziosa o moralista, il fantasy, il romance, la science-fiction, l’horror o le narrazioni distopiche sono svincolate dal concetto di lettura utile e pertanto possono sfruttare al massimo la libertà offerta dalla scrittura narrativa. Quanto più il genere risultava essere marginalizzato tanto più in esso hanno potuto cimentarsi e consolidarsi le voci e le scritture di persone ostracizzate dalla società occidentale di cui le “belle lettere” spesso costituiscono una delle forze più conservatrici ed escludenti. È così che persone razzializzate, queer, neurodivergenti, working-class, hanno potuto svincolarsi dall’obbligo di scrivere esclusivamente memorie, testimonianze, appelli inascoltati o autobiografie e approdare ad una libertà espressiva possibile almeno sulla pagina, in attesa di quella nel mondo reale.

I racconti, uno per autore o autrice, sono anticipati da una breve biografia e spaziano tra i generi: scenari futuribili, distopie e vera e propria fantascienza con incursioni nel sottogenere supereroistico, fantasy e fiabe contemporanee. A legarli tra loro, oltre al contesto editoriale, è il filo conduttore dell’omenana, appunto, che si sostanzia nella «capacità straordinaria degli africani di attingere alla tradizione per creare contemporaneità magica in costante movimento tra passato, presente e futuro», come afferma Djarah Kan nella intensa prefazione.

Questa urgenza narrativa si avverte diffusamente nella raccolta e, seppure la qualità dei racconti antologizzati risulti discontinua, alcuni di essi (Memento mori, Underworld 101, Guardami adesso) fanno ben sperare per le prossime pubblicazioni dei rispettivi autori (come Tiah Marie Beautement, Mame Bougouma Diene, Sarah Norman). I personaggi sono spesso giovani donne nere: una mistica “raccoglitrice di anime” che si immerge nelle profondità marine per imbottigliarle, a servizio di un Morte (al maschile) o una giovane expat che scopre di poter diventare invisibile e comincia a sfruttare il suo potere per migliorare la propria vita nell’inospitale Londra; Tendi, mossa da curiosità, si introduce a Buckingham Palace e si ritrova faccia a faccia con la Regina Elisabetta.

Tendi si sedette con grande attenzione sul divano, accanto alla regina, e guardò un po’ la televisione insieme a lei. Pensò che non si era mai sentita così accolta in Inghilterra, malgrado alla vecchia signora piacesse fare zapping. Il salotto era proprio come aveva immaginato l’Europa prima di arrivarci, tutto caldo e dorato e sicuro, con i bambini nei loro letti con le coperte rimboccate, che in strada stavano solo per giocare con le biciclette fino all’ora di cena. E se morivano, dopo aver ricevuto molte cure mediche gratuite, venivano sepolti con i loro soffici coniglietti di peluche da genitori in lacrime, dentro a cimiteri verdeggianti, accanto alle loro care nonnine. (Sarah Norman, Guardami adesso, p. 143)

In altri racconti emergono temi di attualità come il surriscaldamento globale o la violenza di genere, che fanno da sfondo a vicende in cui il continente africano si trova al centro dei cambiamenti e non alla periferia del mondo. È il caso del racconto Underworld 101 di Mame Bougouma Diene, ambientato in un college virtuale di Dakar.

(…) credo di ricordare le nappine e gli stupidi cappelli copiati dall’America, quando ancora l’America contava qualcosa. Il Senegal è cambiato insieme al resto del mondo, poi il mondo è cambiato con l’Africa. E poi abbiamo combinato un casino anche noi. Qualche errore di calcolo nei droni atmosferici. Ora è tutto deserto, ovunque” (p. 116).

Il terrore si insinua nel giovane laureando che inizia a mettere in discussione la sua esistenza al di fuori del mondo virtuale quando iniziano a manifestarsi alcune stranezze tra i colleghi.

L’incipit di Memento mori di Tiah Marie Beautement è irresistibile nel mettere in scena un rapporto quotidiano con la figura della Morte che, lontana dalla metafisica, si prende una tazza di rooibos.

La reificazione di entità astratte che si intrecciano fluidamente con la realtà è una caratteristica comune a molti racconti della raccolta.

La Morte entrò e si sedette a tavola, l’acqua del tè stava per bollire. La donna si spinse sulla sedia a rotelle in silenzio fino allo scolapiatti per prendere un’altra tazza. Quando si muoveva la luce danzava sulle sue dita infilate in stecche d’argento.
«Quanto zucchero?» chiese.
La Morte alzò due dita.
La donna si appoggiò un vassoietto in grembo prima di spingersi fino al tavolo. La Morte prese la tazza di rooibos con un cenno di ringraziamento. (p. 97)

Tra folklore magico, motivi esistenziali e ansie del terzo millennio, l’immaginario di Omenana è una ventata d’aria fresca per il lettore italiano nel panorama della weird fiction. Una pubblicazione importante, dunque, sia per l’eccellente presentazione editoriale, la cura nella traduzione (che lascia volutamente in originale alcuni termini nelle lingue locali o pidgin), sia per la qualità complessiva dei racconti selezionati. La versione originale dell’antologia è illustrata e purtroppo quella italiana non mantiene l’apparato iconografico ma il merito indiscusso di Nero rimane e si sostanzia soprattutto nella capacità di mantenere sempre l’orecchio teso per novità weird dal potenziale dirompenteprovenienti da tutto il mondo.


AA.VV., Omenana, Nero, Roma 2023, 204 pp. 20€