Ieri pomeriggio, martedì 2 marzo, in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Premio Narrativo Bergamo, alla presenza di un folto pubblico – sebbene disseminato nella rete – sono stati rivelati da Andrea Cortellesa i cinque libri finalisti della XXXVII edizione, selezionati dal Comitato Scientifico (composto, oltre che da Cortellessa, da Silvia De Laude, Angelo Guglielmi e Michele Mari). Anche quest’anno, la cinquina del Premio Bergamo si segnala per l’attenzione ai nomi meno inflazionati dal battage pubblicitario degli uffici stampa, con una significativa presenza di esordienti – pur non mancando alcuni autori di sicura e consolidata rilevanza nel panorama letterario nazionale – e un’importante partecipazione di case editrici indipendenti.

Dopo i saluti e l’introduzione consueta del presidente Massimo Rocchi, Andrea Cortellessa ha presentato i cinque romanzi finalisti prendendo le mosse dall’attuale situazione pandemica, ricordando come l’esperienza della lettura prenda corpo nella solitudine della stanza, la stessa in cui ciascuno si trova a seguire incontri e rassegne online. In questa solitudine i libri arrivano a tenere compagnia, a far sentire una voce che arriva dal presente o dal passato, come quelle che si trovano in alcuni dei romanzi della cinquina.

Maria Grazia Calandrone, Antonio Franchini, Lorenzo Alunni, Sergio La Chiusa e Mariangela Mianiti: ecco gli autori che si contenderanno il premio, che verrà assegnato, dopo gli incontri con il pubblico e a seguito della votazione della giuria popolare, sabato 19 giugno 2021.

Splendi come vita (Ponte alle Grazie 2021) di Maria Grazia Calandrone è il romanzo di una poetessa tra le più apprezzate e riconosciute in Italia oggi (tra le sue ultime raccolte, Serie fossile, Crocetti 2020, e Giardino della gioia, Mondadori 2019), che pure si era già cimentata nella prosa con L’infinito mélo (2011). Si tratta di un memoir che ricostruisce il forte e tormentato rapporto che lega l’autrice alla donna che l’ha adottata: un rapporto nato nel segno della distanza – quella dichiarata nel giorno in cui Ione, quando Maria Grazia ha quattro anni, decide di dirle la verità sulle sue origini – e maturato nel nome di un conflitto attraversato da slanci di affetto. Dentro a questa cornice si sviluppano tutte le esperienze che portano Maria Grazia a diventare grande, tra trasgressione, disagio e ricerca di riferimenti. Calandrone innesta nella pagina narrativa la sua sapienza lirica, costruendo un racconto fatto di improvvise accensioni, frammenti che compongono un’autobiografia per immagini, capace di trasmettere anche quello che rimane nei margini bianchi della pagina.

Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani (NN Editore2020)di Antonio Franchini è invece una raccolta di racconti. Franchini è un decano dell’editoria italiana, oggi direttore editoriale di Giunti Editore, ma è anche un narratore che ha saputo costruire una propria, personalissima posizione nel canone della narrativa italiana degli ultimi vent’anni. Già autore di non-fiction novel come L’abusivo (2001, dedicato all’omicidio del giornalista Giancarlo Siani) o Cronaca della fine (2003), ma anche di raccolte di racconti e novelle (a partire dall’esordio, Camerati. Quattro novelle sul diventare grandi, 1991), Franchini nel Vecchio lottatore intreccia la sua predilezione per la lingua asciutta e tagliente di Ernest Hemingway con alcuni temi cari alla sua narrativa (su tutti il pugilato del racconto eponimo), per offrire una manciata di parabole in cui l’esplorazione psicologica dei personaggi protagonisti illumina la ricerca dell’istante perfetto, l’epifania che riveli una verità sempre solo immaginata. Momenti in cui si sfida la morte e insieme la fragilità del proprio corpo per slanciarsi verso un orizzonte ignoto.

Anche Nel nome del diavolo. Fuochi, teschi e riti (il Saggiatore 2020)di Lorenzo Alunni è un esordio narrativo. Alunni è infatti ricercatore in antropologia, autore del saggio La cura e lo sgombero (2017) dedicato all’intreccio di sfera sanitaria e politica nella gestione dei campi rom a Roma, ma anche traduttore di saggi (Le vite ineguali di Didier Fassin, 2019)e poesie (Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona di Mathias Énard, 2020, con Francesco Targhetta). Nel nome del diavolo è una storia di coincidenze e rivelazioni: la scoperta da parte del protagonista della recente scomparsa di uno zio che non aveva mai pensato di avere, innesca un’improbabile quanto necessaria ricerca che lo porterà a viaggiare per l’Italia sulle tracce di un uomo e della sua ossessione, Moby Dick. Quelli che dovrebbero essere gli indizi di una quête privata, però, si compongono progressivamente nei tasselli di un racconto collettivo, che rievoca cerimonie perturbanti e “naufragi” di una civiltà che sembra aver rimosso la propria salvifica dimensione rituale.

I Pellicani (Miraggi 2020) di Sergio La Chiusa è un altro esordio narrativo di un autore che già da tempo però scrive e pubblica. La Chiusa ha infatti alle spalle alcune raccolte poetiche (I sepolti, 2005) e numerosi testi – poesie, estratti di romanzi, prose di viaggio – usciti su diverse riviste e blog culturali («L’Indice dei libri del mese», Nazione indiana, Il primo amore). I Pellicani, con cui ha ricevuto una menzione speciale Treccani 2019 al Premio Italo Calvino per l’originalità linguistica e la creatività espressiva, è un lungo monologo in cui il giovane Pellicani irretisce il lettore con la sua chiacchiera surreale e discenditiva. Pellicani racconta il proprio ritorno nella casa del padre, a vent’anni di distanza dall’ultima volta; un ritorno segnato dai sospetti che l’uomo che si trova di fronte non sia effettivamente il padre e dall’impossibilità di trovare una risposta alle tante ipotesi e domande che cominciano ad affollarsi nella sua mente. L’irresistibile flusso verbale di Pellicani riflettere lo stato di abbandono, decadenza e precarietà che avvolge ogni elemento della scena, allestendo una narrazione inaffidabile, che costituisce tuttavia l’unico appiglio per poter comprendere qualcosa di questo mondo stralunato.

Infine Organsa (Edizioni il verri 2021) di Mariangela Mianiti è un romanzo che racconta il contrasto tra spinte alla trasformazione e retaggi atavici nell’Italia del boom economico. Mianiti, giornalista che attualmente scrive per «il manifesto» e che ha già al suo attivo un romanzo (Anche il caviale stanca, 2011) e alcuni reportage (Una notte da entraîneuse, 2005, e La vita Viagra, 2010), ambienta nella Bassa parmense – di cui è originaria – una storia che racconta l’avvicendarsi delle generazioni all’interno di una famiglia che si fa specchio di tante tensioni sociali e culturali dell’Italia del dopoguerra. Sfruttatori e sfruttati convivono sotto lo stesso tetto, riproducendo anche in casa le tensioni che affliggono l’intera società. Tutto questo narrato attraverso lo sguardo limpido e la lingua autentica di una bambina che poco coglie, ma tutto comprende, restituendo così un’immagine senza censure di quello che siamo stati, e forse ancora siamo.

La serata si è poi conclusa con l’estrazione dei membri della giuria popolare che avrà il compito (insieme ai giurati storici e ai gruppi di lettura e alle scuole) di decidere il vincitore di questa XXXVII edizione.

Prima della cerimonia di premiazione, in programma sabato 19 giugno 2021, sotto i portici del Palazzo della Ragione di Piazza Vecchia, in Città Alta, gli autori finalisti avranno modo di presentarsi al pubblico del premio negli incontri individuali che si terranno sempre sotto i portici di Palazzo della Ragione (o in diretta streaming sui canali social del Premio, se le norme sanitarie lo richiederanno) e che saranno moderati dalla docente e scrittrice Maria Tosca Finazzi. Il calendario degli incontri sarà:

  • 6 maggio, ore 17: Maria Grazia Calandrone, Splendi come vita (Ponte alle Grazie 2021)
  • 13 maggio, ore 17: Antonio Franchini, Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani (NN Editore 2020)
  • 20 maggio, ore 17: Lorenzo Alunni, Nel nome del diavolo. Fuochi, teschi e riti (il Saggiatore 2020)
  • 27 maggio, ore 17: Sergio La Chiusa, I Pellicani (Miraggi 2020)
  • 3 giugno, ore 17: Mariangela Mianiti, Organsa (Edizioni il verri 201)