Domani, martedì 7 marzo, alle 18.30, alla libreria Bodoni di Torino verrà presentato il progetto RAR, creato da Federica Patera con la collaborazione artistica di Andrea Sbra Perego; nello specifico, saranno esposte le tavole delle otto mappe letterarie che raccontano la sua più recente evoluzione: il passaggio a una rappresentazione grafica del ruolo giocato dall’analogia all’interno delle opere letterarie.


Da quasi un anno la Balena Bianca ospita una rassegna di articoli dedicati al progetto, il cui cappello introduttivo recita:

RAR_Le storie che i libri creano con altri libri.
RAR è un progetto letterario e artistico che lavora sul concetto di analogia portando alla luce legami tra opere di autori differenti, anche al di là delle storie che le opere stesse raccontano.

Le recensioni di RAR useranno un metodo basato sul confronto di testi, che verranno intrecciati tra loro, come se fossero capitoli di una stessa Storia, che travalica le trame e gli autori. Come se si volesse creare un unico grande libro.

Negli articoli si sono trovati a convivere libri di Ben Lerner, di Jean Claude Izzo e di Teju Cole; L’amante di Wittgenstein di David Markson insieme al Tractatus di Ludwig Wittgenstein; oppure, in un confronto diretto, si è tentato di sovrapporre l’uno all’altro i racconti di Io odio John Updike di Giordano Tedoldi, e di analizzarli a partire da una parola contenuta nella nota introduttiva a firma dello stesso Tedoldi: frammentarietà. Si è cercato di non isolare i libri all’interno della propria coperta di protezione e di lasciare muovere le frasi e le parole tra le pagine al di là dei confini di titolo. Scrivere, spiegare e fermare nero su bianco la lettura invece della scrittura; cosa può avvenire quando le informazioni, le sensazioni, le trame e le frasi si mischiano è lo scopo degli appunti, delle note, dei ricordi essi stessi di letture più o meno definiti che sono gli articoli della Balena Bianca.

Al libro viene dato un contesto differente dal genere, dall’epoca, dalla firma e viene inserito nell’ipotetica antologia senza autori immaginata da Paul Valéry, in cui la regola sono le analogie, le corrispondenze; un qualcosa che gioca con la critica e, prima ancora, con alcuni demoni della teoria letteraria e che ha la propria origine nella costruzione di un archivio.

Il nome RAR definisce, collettivamente, un diffuso sistema di gestione di archivi e, nel particolare, la catalogazione di frasi senza limiti di quantità, accomunate dalla ricorrenza al loro interno di determinate parole-chiave e tratte da un bacino di opere anch’esso in crescita.

L’utilizzo di questo archivio segna le tappe e i motivi di RAR, le forme che ha assunto dal principio fino a ora.

Smistare le frasi e leggerle una di seguito all’altra è stata la prima occasione per notarne la comunione, una sovrapposizione magnetica; un alone comune. Un gioco delle varianti costruito con citazioni che alimentano un senso condiviso. Il solo raggrupparle e la mancanza naturale e letterale di una coincidenza perfetta mostrava e disegnava qualcosa di simile a un movimento, uno svolgimento in sé, senza alcun intervento ulteriore o modifica. È bastato affiancarle e osservare; ordinare e costruire è venuto di conseguenza.

Esempi di parole-chiave e citazioni che si intrecciano:

natura/animali/uomo

Certe volte mi chiedo se è davvero possibile cambiare la nostra natura, o se ce la dobbiamo tenere appiccicata addosso proprio come i cani sono destinati a desiderare gli ossi e i gatti a rincorrere i topi (La vita dopo Dio, Douglas Coupland, p. 20)

L’uomo, più che «animale malato», secondo la formula di Hegel, animale mimetico per eccellenza (e si può anche pensare che la mimesi fosse la sua malattia), l’uomo è l’unico essere del regno animale ad aver abbandonato la sua natura, se per natura si intende il repertorio di comportamenti del quale ogni specie appare provvista fin dalla nascita (L’ardore, Roberto Calasso, Adelphi, 2010, p. 74).

In poche parole non sono abbastanza naturale, vale a dire animale (Le particelle elementari, Michel Houllebecq, Bompiani, 2014, p. 62).

Le parole-chiave sono dei nodi, dei punti saldi attorno ai quali si fissano le citazioni; le narrazioni imperfette quasi ridondanti che si creano sono linee tracciate.

Ciascuna parola esaminata ha portato all’apertura di un dossier, direbbe il McCarthy di Satin Island, e “un po’ di ricerche mi rivelò più di qualche coincidenza in quella sovrapposizione onomastica” (36) – e se immaginiamo come nomi propri le parole-chiave allora possiamo considerare anche RAR come un’onomastica.

Il salto che le frasi fanno quando vengono estrapolate da un contesto non fa altro che metterle in luce e liberare legami ancora invisibili e possibili. La costruzione dei percorsi sfrutta la capacità di un archivio di crescere e spontaneamente infittire i rimandi e le relazioni, già esplorate o meno.

Quando parole diverse tra loro hanno iniziato a richiamarsi e le frasi a migrare da un dossier all’altro, le narrazioni imperfette sono diventate racconti, di varia tipologia, in serie, monografici e si sono staccate dall’archivio. Rivista Letteraria, Cadillac, Colla e infine TerraNullius hanno ospitato e ospitano racconti composti esclusivamente di citazioni, sotto il nome di Diorami; ricostruzioni che, mantenendo in chiaro le fonti, hanno il dono della visione: alludono alle opere originarie, allontanandosene e allo stesso tempo ricordandole come una deviazione.

Le frasi, nei Diorami, per uniformare al meglio le imperfezioni vengono trattate come vere e proprie parole cui sono applicate concordanze verbali, di genere e di numero; il testo diviene un’unica e più grande frase.

Ciò che ha poi spinto per dare una veste grafica a RAR è stato accorgersi, proprio come accade con il continuo inserimento di frasi all’interno dei dossier, che nuove archiviazioni portavano alla luce frasi che potevano sostituirsi, creando delle varianti nei racconti, ad altre già utilizzate; che il movimento restava una costante.

Paragrafo da Il Fuoco (TerraNullius)

VERSIONE PUBBLICATA: […] si accorse di stare affondando su un soffice appezzamento di terra fertile (Ombrello, p. 161), di sprofondare come chi ha sognato di camminare sull’acqua solo per essere colto da un dubbio improvviso: ma è mai possibile? (Invito a una decapitazione, p. 19).

VERSIONE CON NUOVA CIT: […] si accorSe di stare affondando su un soffice appezzamento di terra fertile (Ombrello, p. 161), di scendere in profondità attraverso acque sconosciute, di tuffarsi verso una verde oscurità marina (A sangue freddo, p. 22) come chi ha sognato di camminare sull’acqua solo per essere colto da un dubbio improvviso: ma è mai possibile? (Invito a una decapitazione, p. 19).

6_NERVO OTTICO_STRADA STRADALE_VIA DELLA PLASTICA

Uno sviluppo grafico, dove fossero visibili, a colpo d’occhio, queste evoluzioni, alternative e opportunità di scelta, ha trasformato il testo in disegno, nel più comprensibile e basilare sistema di orientamento geografico e allo stesso tempo mitologico: in una mappa, e ha imposto di trovare luoghi, non solo riviste, che la ospitassero fisicamente.

La mappa della città immaginaria di RAR è governata dalla parola-chiave suicidio, costante abbondante nei racconti più lontani e dalla quale si sono diramati percorsi di lettura che la descrivono, la invocano, le danno ambientazioni e protagonisti; brevi storie che declinano il suicidio attraverso opere amalgamate: da L’arcobaleno della gravità a Il museo dei pesci morti, da Il primo dio a Infinite Jest, da Casa di foglie a Destini peggiori della morte, passando per I miei luoghi oscuri, L’ombra dello scorpione, Malone muore, La più lucente corona d’angeli e 2666, per fare alcuni esempi.

Gli incroci, le doppie valenze che una frase assume quando appartiene a due o più strade contemporaneamente scrivono in rosso la molteplice quantità di direzioni che le frasi  possono veicolare – tra le quali si conta la direzione eletta dall’opera di partenza.

Mutuando una frase dall’Ardore di Roberto Calasso e cambiandole il contesto potremmo dire che “sarebbe pleonastico usare la parola simbolo in un mondo (quello letterario, e non solo) dove ogni truciolo – parola o frase – implica significati ulteriori. Saremmo condotti rapidamente a una condizione di generale insignificanza per eccesso di significati”. Nel caso specifico delle parole-chiave che organizzano l’archivio, perlopiù non sarebbero parole di rappresentanza, da sole. Per questo motivo una ricerca sistematica di una parola all’interno di un romanzo o di un saggio perderebbe significato: la lettura è necessaria a riconoscere le parole-chiave, i nodi, di un libro.

4_VIA DEL LEGNO_VIA DEL FUMO O SCALINATA_VIA DELLOSPEDALE PSICHIATRICO 1Il simbolo, in RAR, è lasciato alle forme ed è entrato in gioco in maniera esplicita con la realizzazione della prima mappa, resa in un’unica tela di 2×2,5 metri. Le strade hanno il compito di rappresentare il simbolico: dalla scala alla cruna dell’ago, dall’occhio alla vajra alla freccia. Elementi ritualistici che si delineano lungo i sentieri della mappa attraverso la tecnica del collage, in assonanza con la composizione dei testi; parte visiva e parte letteraria si compensano, giocando entrambe con l’analogia. La texture di immagini rispecchia il contenuto delle frasi; lo amplifica ribadendone il senso.

La lavorazione manuale si innesta su quella digitale; l’associazione di illustrazioni e fotografie ribadisce il carattere primitivo e fondante dell’analogia nei processi creativi.

La mappa nella sua seconda versione, invece, perde questa dimensione unitaria a favore di una suddivisione in otto tavole; un ricordo da pagine degli atlanti topografici. Ciascuna racchiude una o più vie di lettura che, come una voce guida, attraversano una città sconosciuta, perché interrotta, costruita dalle parole. I simboli sono stati spezzati, disintegrati come altari alla fine del rituale. Sono l’individualità e l’uso dell’interpretazione a venire messi in campo; la mappa si scompone di nuovo nelle tessere sparse di un puzzle e non importa a quale ci si avvicini per prima; sarà il gesto di ciascuno a rendere la prima tale.