Il nuovo libro di poesie di Giovanna Zoboli, I bambini, è un diario di viaggio, documentario sul campo nel grande continente inesplorato dell’infanzia. Come un’etnografa Zoboli registra gli scarti, le omissioni, le improprie appropriazioni che il mondo adulto esercita sporgendo braccia e sguardi incerti verso i bambini, “i nostri bambini”, costantemente controllati, monitorati ma, forse, non visti. Grande poema di risarcimento dei bambini non ‘visti’, questa raccolta di poesie (divisa in tre sezioni titolate “I nostri bambini, “Di nostra grande felicità”, “La regola del freddo” per testi che coprono un arco temporale dal 1999 al 2021) racconta l’incontro tra l’autrice e molti bambini, in carne e ossa, e anche con gli archetipi che i bambini sanno maneggiare in modo peculiare (Vita, Morte, Buio, Mistero, Gioco, Linguaggio)

Subito si affaccia insidioso il germe del possessivo nel linguaggio adulto: “i nostri”, come se i bambini fossero, appunto, sempre complemento di una proprietà, di un possesso (i genitori, i parenti, gli adulti.) Ecco, i bambini non sono un complemento degli adulti, o una loro riproposizione in scala (periodicamente, nella storia, si assiste all’adultizzazione dell’infanzia). Ma già dall’“i” del titolo “I bambini”, si osserva una forte azione di denuncia: la pericolosa generalizzazione cui è sottoposta di solito l’infanzia. Come se l’autrice ci dicesse: attenzione a far di tutti i bambini un’indistinta categoria. Magari una categoria ‘commerciale’ o, all’opposto, una ‘mitologia’. Zoboli, che è anche editrice[1] e prolifica autrice per l’infanzia, si confronta da molti anni con questo tema cercando di contrastare la sistematica banalizzazione di tutto quanto attenga ai bambini[2]. Il bambino, al contrario, è il depositario di un potere misterioso, di una grazia primigenia, ferina, feconda, eversiva[3]:

brilla remota la grazia nell’occhio
nero dell’infanzia

Ecco due versi illuminanti tratta da Infine, arrampicato su un muretto: nei bambini risuona qualcosa di arcaico, di sapiente, di inafferrabile, che forse anche ci spaventa: la Vita allo stato puro, concentrata, non diluita da compromessi ‘culturali’. Una sapienza in un contatto d’elezione col mondo animale:

solo e senza parole
intatto nel suo altissimo mistero

nella comunione del cibo
il bambino sa tutto il significato del nutrirsi

In una poesia-manifesto (Da come certi adulti dicono “i bambini”…) Zoboli denuncia la grande colpa che attanaglia il mondo adulto: la “assenza di mistero”. La volontà di spiegare tutto, di razionalizzare tutto, di dare ordine al Caos, è la vera “violazione del futuro come una tomba nera” che perpetriamo nei confronti dell’infanzia.

come fanno i bambini
quando tracciano il mondo
sulla terra e ci saltano dentro

Ecco il grande tema del GIOCO, dell’homo ludens, ma anche, ancora, del contatto dell’infanzia con una dimensione ultraterrena, magica, misterica (vedi anche il riferimento al contatto di Pinocchio con il mondo dei morti nella poesia A me ogni volta). Il bambino è un medium, letteralmente, tra inferi e mondo terreno. Il gioco è la porta di accesso alla nominazione del mondo per farlo esistere (il potere battesimale dell’infanzia) così come alla sua esorcizzazione.

loro i bambini ascoltano
pensano al mondo
degli adulti fatto di voci
inerti incomprensibili


Il tema del LINGUAGGIO. Un linguaggio è una visione del mondo, perché il mondo si dà linguisticamente. La frattura è quindi una frattura di linguaggi, la frattura col mondo adulto sta nel parlare linguaggi (e capacità fantastiche) differenti. Servirebbe un traduttore. Ma anche far si che il linguaggio ‘inerte’ non contamini il linguaggio proprio dei bambini. II lato oscuro del presente tocca i bambini, come se fossero ricettori privilegiati del male e del bene. Come se ogni inquinamento (ambientale, etico, estetico) trovasse in loro le prime vittime.

Dalla sbandata tribù
dei parenti matti
il chiasso assordante
del non essere
la sproporzione del crescere.

Ma forse è da sempre nei bambini, protagonisti di fiabe più che dark, il compito di fronteggiare l’oscurità abitandola, quella che ci portiamo dentro tutta la vita, e per la quale tutta la vita passiamo a rassicurare parte, o parti, dei bambini che siamo stati, che siamo. (l’esergo dei Grimm, tratto dal pifferaio di Hamelin, mette in guardia il lettore a sufficienza). ‘Buio’ è, infatti, una parola sentinella, chiave, del libro e compare in sei poesie diverse, fino a questa tra i risultati più alti:

Sul sentiero il bambino indica
la fonte,
il ponte minuscolo di assi.
La pozza torbida, dice, è palude
e pronuncia la u
buia di mostri marini sotto la superficie.

In lui brilla il genius loci
antichissimo del bosco
che sa, che nomina.

Guarda, dice al papà
chiuso nel gps
cieco, che non sente
niente.

Sono, le poesie di Zoboli, testi che scavano in un terreno antichissimo, dentro le rimozioni, dentro le fiabe, dentro il “perturbante”, dentro l’infanzia come stagione magmatica, generativa, primigenia. Sono poesie che ci interrogano sull’idea di infanzia che abbiamo, che parlano ai bambini che ancora siamo e che chiedono, a chi ha a che fare con dei bambini, di evitare le generalizzazioni nella presunzione di sapere cosa i bambini siano, cosa vedano, cosa sognino.

Infine, le illustrazioni di Enrico Pantani che accompagnano i testi, oniriche, sfocate, nascono da una ricerca dell’artista intorno all’immagine fotografica, alla memoria e ai soggetti infantili di cui una parte è confluita nel volume Sviluppi, edito nel 2021 da Skinnerboox. I dipinti a olio di Pantani sono rielaborazioni di immagini fotografiche di famiglia fornitegli da Giovanna Zoboli, e recuperano esattamente la rilettura che la memoria fa delle immagini, alterandole. Il rapporto tra poesie e immagini non qui è di tipo descrittivo ma grammaticale, i due linguaggi – quello poetico e quello pittorico – usano la stessa grammatica, le stesse sintesi, allusioni, nuance.


Giovanna Zoboli, I bambini, con tavole di Enrico Pantani, Latiano, Interno Poesia, pp. 108, € 14.


[1] Insieme a Paolo Canton, ha creato, nel 2004, il marchio editoriale Topipittori, di cui è editor e art director, specializzato in volumi, illustrati e non, per bambini e ragazzi: https://www.topipittori.it/it.

[2]“In questi diciotto anni di scrittura e di progettazione di libri miei e altrui, la consapevolezza che ho maggiormente consolidato riguarda l’abilità filosofica, cognitiva e immaginifica dei bambini, e non parlo di quelli che noi adulti chiamiamo ‘bambini dotati’, ma di tutti i bambini, senza esclusioni”. Giovanna Zoboli, “Imparare a leggere i libri per bambini/L’infanzia è un’occasione filosofica”: https://www.doppiozero.com/linfanzia-e-unoccasione-filosofica.

[3]Sul potere positivamente eversivo dei bambini e i tentativi sociali di disinnescare questo potere si veda il bel saggio Bambini. Un manifesto politico di Matteo Meschiari (Armillaria, 2018).