Dopo una lavorazione difficoltosa iniziata nel periodo pre-pandemico e ripresa solo nell’estate del 2020 tra numerosi rallentamenti, è arrivato nelle sale il film più atteso dell’anno: The Batman di Matt Reeves. Cimentarsi in un nuovo capitolo cinematografico dell’uomo pipistrello non è mai un’impresa semplice. Innanzitutto perché si ha a che fare con il supereroe più iconico di sempre, eguagliato solo forse da Superman, ma di gran lunga più complesso. Poi perché nessuno come Batman ha creato attorno a sé una galassia di prodotti culturali diversissimi tra loro: dalla serie televisiva umoristica e camp con Adam West negli anni sessanta, a quella animata dei primi anni novanta, prodotto sorprendentemente sofisticato per l’epoca e diventato un cult. Per non parlare della miriade di titoli di videogiochi con protagonista il crociato incappucciato, tra cui il premiato Batman Arkham City. Ma se analizziamo la filmografia di Batman, la varietà di toni e registro è ancora più sbalorditiva. Dagli esordi gotici di Batman e Batman Return diretti da Tim Burton si prosegue negli anni novanta con Batman Forever e Batman e Robin diretti da Joel Schumacher, il cui stile coloratissimo e molto cartoon ha però trovato parecchi detrattori. Il flop di queste due ultime pellicole pare segnare il declino del supereroe al cinema, fino a quando Christopher Nolan non decide di farne una trilogia che riabilita totalmente l’immagine del giustiziere di Gotham. Se c’è infatti uno spartiacque nella produzione cinematografica legata al supereroe DC quello è proprio Batman The Dark Knight del 2008. La nuova formula di Nolan presenta un eroe inserito in un contesto più realistico/attuale, tra macchinari high-tech, nemici che sembrano terroristi – vedi Joker e Bane – e una Gotham che recupera un ruolo centrale nella narrazione. Il successo della pellicola è talmente folgorante da oscurare qualunque lavoro precedente e diventare il metro di paragone per ogni altra pellicola successiva. A farne le spese sono subito il regista Zack Snyder e il suo Batman interpretato da Ben Affleck nel successivo Batman V Superman nel 2016: demolito dai fan e diventato un meme tra i più virali all’epoca. Quando nel 2019 vengono annunciate le riprese di The Batman con Matt Reeves alla regia e Robert Pattinson nel ruolo di Bruce Wayne in molti sono perplessi. Il regista di Cloverfield e l’attore di Twilight avrebbero davvero trovato una chiave nuova in grado di competere con il capolavoro di Nolan? La risposta è stata sì. E no. La novità del nuovo Batman è che non somiglia a nessun altro Batman visto precedentemente sul grande schermo, o meglio ne è un’efficacissima sintesi. Estremamente dark, il film suggerisce un’atmosfera più vicina al fumetto rispetto alla trilogia di Nolan, ma senza scadere in grottesche stilizzazioni, come nei dimenticabili film degli anni novanta di Schumacher (tra costumi che sembrano usciti da un sexy shop e profusioni di neon).

La storia racconta di un misterioso serial killer intento a uccidere uno dopo l’altro personalità molto in vista di Gotham, dal sindaco al procuratore, lasciando ogni volta un biglietto per Batman con un indovinello. Per risolvere il caso il nostro eroe dovrà stringere alleanza con il commissario Gordon e Catwoman, portando a galla tutto il fango su cui si fonda Gotham, a partire dalla connivenza tra famiglie criminali e governo cittadino. Per Batman questa avventura rappresenterà una discesa non solo negli abissi di Gotham, ma anche in sé stesso, messo di fronte a scomode verità. Per questa trama Matt Reeves si è ispirato a due tra i più importanti fumetti degli ultimi trent’anni, Batman: anno uno di Frank Miller del 1989 e Batman: Il lungo Halloween di Jeph Loeb, opera del 1996. Entrambe le storie raccontano di un vigilante nei suoi primi anni di carriera, ancora indeciso su quale strada intraprendere e animato principalmente da un sentimento di vendetta. “La paura è uno strumento” dichiara Batman in voice over nella suggestiva apertura del film, dove la cinepresa ci porta a fare il tour di una Gotham mai stata così cupa e senza speranza, simile per certi aspetti alla Gotham vista nel recente film Joker. Piccole gang e crimine organizzato si spartiscono la città indisturbati, fino a che una luce non fende il cielo scuro e il temibile simbolo del pipistrello getta i delinquenti nel panico, che si disperdono in tutte le direzioni come topi. Di chi hanno paura? Di una leggenda metropolitana, di un vigilante: di certo di qualcuno troppo umano per potersi trovare ovunque e che sfrutta la paura del buio per amplificare il suo potere.

Un giovane Bruce Wayne misura le ombre della città, prende appunti e studia da vendicatore, nella speranza di placare il dolore della perdita dei genitori. Ma non tutto è ancora a fuoco: lo vediamo combattere con la furia scomposta di un pugile di strada, provare un senso di vertigine su un grattacielo ed eseguire un maldestro atterraggio. Siamo lontani anni luce dalla calma olimpica del Batman di Nolan, ingegneristico nella sua lotta al crimine, letale e senza mai un capello fuori posto. Il regista Matt Reeves offre un’immagine più fallibile dell’uomo pipistrello, ma al contempo capace di creare maggiore empatia con il pubblico. Ed è la prima volta nella cinematografia del pipistrello che si assiste al tentativo di psicanalisi delle intenzioni dell’eroe. Fino ad ora la complessità era sempre stata appannaggio degli antagonisti di Batman, un caso fra tutti quello del Joker interpretato dal compianto Heath Ledger, che ruba letteralmente la scena a Christian Bale. Batman si limita spesso a opporre la sua volontà di potenza al caos del criminale di turno, ma nel caso di The Batman lui stesso è parte del caos e dovrà fare pace con i suoi demoni prima ancora di risolvere gli enigmi del suo avversario. A supportarlo in questo percorso ci sono il commissario Gordon e il maggiordomo Alfred, sorta di figure paterne con cui Batman si confronta, e infine Selina/Catwoman (interpretata da Zoe Kravitz), alterego femminile dell’uomo pipistrello, mossa da un sentimento di vendetta e quindi l’unica a comprendere profondamente l’eroe. La pellicola si presenta quindi come un’opera corale, dove i personaggi interagiscono non solo tra loro ma anche con i luoghi di Gotham, qui non solo mero teatro delle vicende ma anche protagonista aggiunto, quasi fossimo nella Sin City di Frank Miller. Le atmosfere sono quelle di un classico noir e vediamo spesso Batman aggirarsi in stanze anguste, in cerca di indizi, come un vero detective, intento a fare deduzioni e congetture, in quella che alla fine risulterà una delle versioni di Batman più verbose della storia. Le scene adrenaliniche infatti sono meno numerose di quanto ci si aspetti da un film del genere, ma la qualità dell’azione è altissima e anche per questo gli si perdonano alcune ingiustificate lungaggini. The Batman è quindi il film sul giustiziere di Gotham che aspettavamo da tempo, riuscito nell’impresa di sostenere il confronto con il capolavoro di Nolan e in grado probabilmente di generare un nuovo ciclo di storie di successo.