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I consigli della Balena: i libri da regalare a Natale

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Mancano pochi giorni a Natale e, come ogni anno, arrivano i consigli della Balena Bianca: sette libri diversi, diversissimi: romanzi, pamphlet, saggi, volumi illustrati. Tutti usciti negli ultimi mesi e semplici da trovare in libreria. Se invece preferite le letture inaspettate, qui trovate la nostra lista di libri (quasi) introvabili. E nel caso vogliate passare un Natale baleniere al 100%, perché non date un’occhiata alle varie formule con cui salire a bordo del Pequod?


 

Mark O’Connell, Essere una macchina, Adelphi (Davide Valtolina)

Una ricognizione di profezie a prima vista allucinate, per le quali Essere una macchina significa trascendere la biologia ed emanciparsi dalla morte: questa è la visione tecno-progressista raccontata dal giornalista irlandese Mark O’Connell nel suo stupefacente libro d’esordio, un reportage sull’universo dei transumanisti, coloro che credono alla “certezza che l’evoluzione futura della specie possa e debba essere guidata dalla tecnologia”. Sembra un viaggio incredibile intorno all’idea di Singolarità Tecnologica, “quella specie di profezia escatologia secondo cui l’avvento dell’AI si tradurrà in una nuova età dell’oro, dove la fusione di umani e macchine finirà per debellare la morte”. E se ora non abbiamo ancora i mezzi necessari per arrestare la caduta e l’irrimediabile consunzione, c’è chi crede di poter fermare il tempo in attesa di una prossima resurrezione. È quanto accade per esempio a una mezzoretta di macchina dall’aeroporto di Phoenix, in un capannone criogenico costruito per preparare e conservare i primi corpi umani in attesa di un ritorno alla vita, in un futuro simile all’eternità. Qui, nel deserto di Sonora, c’è la sede della Alcor: “per 200.000 dollari la Alcor vi manterrà il corpo in sospensione fino al momento in cui, hai visto mai, vi tornerà utile; per molto meno, 80.000, potete invece diventare un ‘neuropaziente’, nel senso che a essere crioconservata – staccata dal corpo, pietrificata e rinchiusa nell’acciaio – sarà solo la vostra testa, in attesa di un futuro trasferimento di ciò che contiene, il cervello o la mente, in un qualche tipo di corpo artificiale”. Criogenica, estensione della vitaemulazione del cervello (ovvero upload della mente su software, primo passo per la sua riproducibilità ad infinitum): O’Connell raccoglie materiale incandescente e lo sottopone al setaccio di un pensiero critico ma affascinato, incredulo al limite dell’ironia ma in qualche modo attratto dal magnetismo di una nuova visione: che sembra tradursi in una religione per chi cerca più o meno consapevolmente l’immortalità: “Sotto questo discorso sulle tecnologie future sento il mormorio di idee antiche”.

 

Marlen Haushofer, La parete, E/O (Michele Turazzi)

Una protagonista senza nome se ne va in uno chalet, per trascorrere qualche giorno in montagna con la cugina e con il marito di lei. Una sera, la coppia esce in paese, poco distante, mentre la donna rimane in casa in compagnia del cane. Il giorno dopo, quando si sveglia, loro non sono ancora tornati. E, soprattutto, a isolare lo chalet dal villaggio è comparsa una parete tanto trasparente quanto invalicabile. Al di là, tutti gli esseri viventi sembrano diventati statue di sale: immobili, incontrovertibilmente morti. Al di qua, lo chalet, i boschi, gli alpeggi, i fiumi e le grotte. In una parola: la natura. A partire da questo presupposto fantastico, la scrittrice austriaca Marlen Haushofer imbastisce una storia tutt’altro che fantastica: una vicenda di solitudine e lavoro quotidiano, di fatica e meraviglia. Per sopravvivere in quell’isolamento, la nostra protagonista deve immergersi nella natura, piegarla ai propri bisogni, ma così facendo è anche obbligata a reinventare se stessa, rimodulare le proprie necessità e riappropriarsi di un nuovo posto nel mondo. Ci sono molti modi per vedere questo romanzo, uscito per la prima volta nel 1963, ma riproposto pochi mesi fa da E/O con una nuova veste grafica: metafora sulla solitudine dell’uomo moderno, canto ecologista, critica alla società occidentale. Un’avvertenza: non regalatelo a chi soffre di solitudine.

 

Laura Pugno, In territorio selvaggio, Nottetempo (Giacomo Raccis)

Definirlo un saggio sarebbe troppo, ma derubricarlo nel limbo delle riflessioni estemporanee vorrebbe dire fare un torto a questo esile libro in cui Laura Pugno riflette, procedendo in maniera frammentaria, tra dubbi e interrogazioni, attorno a un nocciolo duro, di teoria e di prassi: in cosa consiste l’essenza della parola letteraria? Non importa che questa sia in versi o in prosa – anche se le due forme naturalmente non si equivalgono –, quel che conta è che sappia condurre chi legge (ma anche chi scrive) in un territorio selvaggio, quell’orizzonte buio che si estende oltre il giardino, recinto entro cui l’uomo ha composto un’immagine artefatta della natura. La letteratura assume così i contorni di una caccia, da cui chi scrive ritorna per “spartire il proprio bottino” di scoperte, paure e passioni, con la propria comunità, celebrando la dimensione comunitaria del rito.

 

Bruno Tertrais e Delphine Papin, Atlante delle frontiere, Add (Matilde Quarti)

Non facciamo altro che parlare di frontiere, confini, migrazioni. Ogni giorno, con toni più o meno pacati. E non facciamo altro che sentire parlare di frontiere, confini, migrazioni, spesso da politici che stravolgono la geopolitica a scopo elettorale. L’Atlante delle frontiere di Bruno Tertrais e Delphine Papin, uscito per Add nel marzo 2018, è un buon regalo di Natale per chi ha bisogno mettere in pausa il rumore di fondo di news e politica e ampliare le proprie prospettive e nozioni sulla storia dei confini nel mondo. Questo volumone di 28×26 cm con la copertina cartonata, completamente illustrato (41 tavole, sia mappe sia infografiche), propone una serie di percorsi tematici – quello sulle frontiere storiche, per esempio, o quello sulle rotte migratorie – supportati da dati e brevi introduzioni descrittive. L’Atlante delle frontiere è insomma tante cose: uno strumento per orientarsi nella nostra caotica attualità, un libro per appassionati di mappe, un bel volume “da sfoglio” da leggere a spizzichi e bocconi saltando tra le cartine e i grafici che appassionano di più. Soprattutto è un libro interessante, sia per la prospettiva da cui viene affrontata la tematica dei confini, sia per la riflessione sottesa al progetto: la geografia politica della Terra è in continuo movimento e, per affrontare i futuri – inevitabili – cambiamenti, dobbiamo conoscere quelli passati e dobbiamo conoscere com’è il nostro mondo oggi.

 

James Anderson, Il diner nel deserto, NN (Davide Saini)

Ho preso questo libro a scatola chiusa, come non mi capitava da tempo: non avevo mai sentito parlare né dello scrittore né del libro in sé, l’ho semplicemente trovato sullo scaffale delle novità di una piccola libreria… e bene ho fatto a fidarmi del mio istinto. Il protagonista è Ben Jones, un trentenne che per vivere consegna pacchi con il suo camion su e giù per un’autostrada remota dello Utah. I suoi amici, e coprotagonisti, sono i “topi del deserto” che abitano per varie ragioni in quella zona isolata dal mondo di cui Ben si sente un po’ custode e paladino. Ama il suo lavoro, ama il suo camion e ama la sua strada, ma è sempre sulla soglia del lastrico. Come nelle migliori storie, in questo mondo virile, ostile e devastato, irrompe una giovane ragazza, Claire, che dà il via alla vicenda. James Anderson immerge sapientemente il lettore nell’ambiente dello Utah, nella vita dei personaggi e nei loro casini, garantendo in questo modo una lettura dura e appassionante quanto una cavalcata in moto nel deserto.

 

Domitilla Pirro, Chilografia, Effequ (Carolina Crespi)

Simposio di Natale 2018. Chilografia di Domitilla Pirro in salsa Effequ. Brand New. Palma è una palla che rotola tra i carpini della valle, è una cagna che cerca nelle maglie dell’internet, è una porca che inghiotte senza mai scoppiare. Ci sono: Clara la sorella, Stefania la madre, l’Angelo nella Stalla. Non ci sono: Sauro il papone, Pierpi il sostituto, Gisa la nonna-stella lontana secoli luce dal pianeta Palma. C’è e non c’è il cane Blec. Il primo sintomo? Il suo (suo di chi? del cane? di Palma?) abbandono per volere altrui. Domitilla Pirro crea Palma che crea K4T3G4m3 nei Sims craccati prima versione. E la creazione comporta la costola, d’Adamo per Eva, ma comunque la costola che sa di dolore e di pollo. Eppure Palma il dolore non lo sente, si sente scelta da chi la vuole proprio com’è, anzi di più, da chi la vuole per sé, gigantessa nutrita e domata, nella lingua e nei gesti, scolpita. Angelo ricrea Palma per sé (e per chi se no?). Maestoso il grottesco di questo esordio, Gadda e Pantagruel, a fuoco lento, di femmina nerd. Nell’accumulo della narrativa che sazia, presenti infografiche per gli amanti dei conti. I pipistrelli lenti, che quasi se li mangia l’alba, sono una ghost track per resistenti, l’applauso è mio e degli ultimi poeti in sala.

 

Carl Safina, Al di là delle parole, Adelphi (Marco Malvestio)

Al di là delle parole di Carl Safina, primo volume della nuova collana Adelphi “Animalia”, è un libro che rivela cose stupefacenti e che costringe a porsi interrogativi altrettanto destabilizzanti sui confini tra uomini e animali e sulla visione riduttiva e semplicistica che abbiamo dell’intelligenza e della coscienza degli esseri viventi. Il libro è a metà tra il trattato di etologia e il reportage, nella misura in cui il resoconto di ricerche scientifiche e l’esposizione di tesi filosofiche si alternano ad aneddoti tratti dall’esperienza personale di Safina e dei ricercatori che consulta. In Al di là delle parole, Safina mette in discussione l’idea che la coscienza e le emozioni appartengano esclusivamente all’uomo, indagando gli articolati linguaggi non verbali e le complessissime relazioni sociali di elefanti, lupi e orche. Ogni pagina di Al di là delle parole ci rivela non solo che gli animali non umani hanno un’esperienza del mondo e una complessità relazionale pari a quella dell’uomo, ma che buona parte di questa esperienza avviene attraverso strumenti cognitivi (olfatto, sonar, impulsi elettrici e ormonali) che l’uomo non può nemmeno immaginare. La componente aneddotica del libro non è indizio né di faciloneria argomentativa né di sciatteria stilistica, ma è semmai essenziale nel richiamare l’attenzione del lettore al fatto che, contro le astrazioni del presunto rigore della nostra scienza, la realtà della coscienza animale è tutta intorno a noi: in altre parole, che si possono tracciare tutti i sofismi del caso, ma che basta guardare una bestia negli occhi per rendersi conto di avere davanti qualcuno, e non qualcosa.