Quando nel 2002 Irvine Welsh dà alle stampe Porno, il seguito letterario di Trainspotting, è subito chiaro agli appassionati che prima o poi il film si sarebbe fatto. Danny Boyle si dichiara subito possibilista a riprendere i mano quei personaggi, ma gli anni passano senza che l’annuncio ufficiale venga dato. Ewan McGregor nel frattempo diventa Jedi e star di Hollywood, Robert Carlyle e Jonny Lee Miller si adagiano su una carriera fatta di qualche alto e molti bassi, mentre il faccione inconfondibile di Ewen Bremner continua a spuntare qua e là, tra un Alien vs Predator e qualche Woody Allen minore. Danny Boyle frequenta i generi più disparati e sforna un film dopo l’altro, raggiungendo finalmente il riconoscimento del grande pubblico con le otto clamorose statuette per The Millionaire. Del seguito di Trainspotting si parla sporadicamente, in qualche intervista o articolo di giornale, ma si tratta per lo più di supposizioni o addirittura semplici speranze, come se l’intero progetto fosse più un desiderio dei fan che un reale obiettivo di Boyle, che comunque continua a non negare il suo interesse per Porno. Poi, le cose cominciano a mettersi finalmente in moto, prima con un incontro tra Welsh e Boyle, poi con la stretta di mano tra il regista e McGregor (pare che quest’ultimo avesse rotto i rapporti dopo la sua esclusione per il ruolo da protagonista di The Beach, andato a Di Caprio), infine con l’annuncio da parte di Boyle, al termine delle riprese di Steve Jobs, che il suo prossimo film sarebbe stato proprio Trainspotting 2. La sceneggiatura viene scritta, gli accordi vengono trovati, gli attori mettono le firme sui contratti (non solo i quattro protagonisti, ma anche gli interpreti di Diane, Gail o del padre di Renton) e Welsh inizia finalmente a girare. T2 Trainspotting (questo il titolo definitivo) esce dunque in questi giorni nelle sale italiane, e dopo tutti questi anni, le anticipazioni, lo status di cult assoluto a cui era nel frattempo assurto il primo film, le aspettative sono legittimamente enormi. Aspettative che purtroppo verranno, almeno in parte, disattese.

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Ma cominciamo dall’inizio, chiarendo subito un equivoco sull’ispirazione letteraria. Si legge nelle recensioni e nel materiale per la stampa che il film è liberamente tratto dal romanzo del 2002 Porno. Affermazione questa alquanto azzardata, dal momento che la trama di T2 è interamente farina del sacco di John Hodge – sceneggiatore del primo film e storico collaboratore di Boyle – il quale riprende personaggi, situazioni e tematiche da Porno (ma anche da Skagboys, il prequel letterario di Trainspotting) per costruire una storia totalmente nuova. Dopotutto sarebbe stato impossibile ridurre fedelmente Porno per il grande schermo, dal momento che il libro oltre che di Trainspotting è anche seguito di Colla, forse il più grande capolavoro di Welsh, e molti personaggi fondamentali non avrebbero avuto ragione di essere senza una vera introduzione (un nome su tutti, “Gas” Terry Lawson, il tassista erotomane dal cuore d’oro). Dalla storia di Porno Hodge si limita a trarne il nucleo, cioè il ritorno di Renton a Leith, la cui presenza attrarrà come un magnete tutti i vecchi personaggi: Spud, ancora perso nell’inferno della droga, Simon un tempo conosciuto come “Sick Boy”, e, soprattutto, il feroce Begbie, che non ha mai dimenticato né perdonato il suo tradimento.
Da T1 sono passati vent’anni, dunque. Nel 2016 mondo è cambiato, il sogno medio borghese non è più il “maxitelevisore del cazzo e la lavatrice” ma raccontarsi su “Facebook e sperare che a qualcuno da qualche parti freghi qualcosa”, l’eroina non va più di moda e i frutti della globalizzazione sono evidenti, come dimostra la bella promoter dell’est che accoglie uno stralunato Renton all’areoporto di Edimburgo. Già, Renton. L’avevamo lasciato con una borsa piena di sedicimila sterline in fuga dai suoi “cosiddetti amici”, dall’eroina, da Leith. Un Renton in fuga verso la vita insomma. Come T1 anche T2 comincia con Renton di nuovo di corsa, stavolta non per strada inseguito dalla security ma su un tapis roulant di una palestra cool di Amsterdam, apparente segnale che il nostro eroe è riuscito infine a soddisfare i suoi sogni borghesi. Niente di più falso: un guaio di salute, una separazione sentimentale ma soprattutto un irresistibile richiamo proveniente dalle più recondite profondità di Leith, il luogo della sua anima e della sua giovinezza, lo spingeranno a tornare a casa e ad affrontare i suoi fantasmi una volta per tutte.

Questo è già un punto fondamentale: al contrario di quanto accade in Porno, in T2 Renton torna a casa volontariamente, per una sua libera scelta (nel romanzo viene invece scovato da Simon). La differenza è sostanziale, perché la sua decisione spalanca le porte al sentimento che costituisce il cuore di questo film: la nostalgia. Nostalgia di Renton per la sua città e gli amici di un tempo, nostalgia degli attori per i vecchi ruoli che hanno dato loro notorietà, nostalgia degli spettatori per quei personaggi indimenticabili. Molti hanno criticato questa tendenza del film a guardare indietro, sempre indietro, come se non riuscisse a scollarsi di dosso le proprie origini. Più probababile invece che questo sia l’unico elemento realmente vincente del film, e le sequenze in cui i vecchi amici si ritrovano e tornano al passato con la memoria sono le migliori. È forte e commovente ad esempio il momento in cui Renton e Simon ricordano la prima pera assieme (scena tratta da Skagboys) o quello in cui i due raccontano della vita di un tempo all’attonita Veronika (la fidanzata bulgara di Simon) con un entusiasmo sempre più parossistico, fino a che le loro parole si mischiano e confondono in un incomprensibile delirio verbale e visivo. Il tema dell’amicizia dopotutto è fondamentale nella poetica welshiana ed è sicuramente la colonna portante di T2, il cui spirito è forse più affine a quello di Colla che non a quello di Porno: dopotutto, cos’è l’amicizia se non appunto quel collante che tiene assieme le persone, nonostante le intemperie della vita? E anche gli attori fanno un grandissimo lavoro, tornando a impersonare i loro vecchi personaggi come se non fosse passato un giorno: tra tutti, spicca un grandissimo Carlyle nella parte di un Begbie ingrigito e affaticato, ma sempre in cerca di vendetta.

Purtroppo le qualità di T2 si fermano qua, e lasciano spazio ai tantissimi difetti, legati sia alla sceneggiatura che alla regia, entrambe non all’altezza. Il problema principale del film è che se tutto ruota attorno al ritorno di Renton e ai mutamenti in alchimie consolidate che la sua presenza provoca, la trama non sa bene dove andare a parare, sfaldandosi in una pletora di esilissimi subplot senza capo né coda, incerti su come svilupparsi o risolversi. Penso al progetto della sauna/bordello di Simon, al brutto incontro con i gangster locali, al rapporto di Begbie con la famiglia (e i suoi problemi di disfunzione erettile), alle ambizioni letterarie di Spud, al personaggio di Veronika e il suo rapporto con Renton. Tutte idee buttate alla rinfusa nel calderone e mai realmente portate a compimento, senza contare alcune sequenze incomprensibili come quella in cui, quasi presi da nostalgia per i vizi di un tempo, Simon e Renton si fanno una pera di eroina, senza spiegazioni, senza conseguenze, nonostante l’apparente enormità dell’evento. Anche il confronto tra Renton e Begbie lascia l’amaro in bocca e non ha nulla a che vedere con l’epico redde rationem del romanzo, così come la risoluzione finale – chi frega chi – risulta debole e deludente rispetto alla rutilante controparte letteraria.
Persino la regia risulta debole, ed è davvero sorprendente vedere un grandissimo cineasta come Boyle alle prese con sequenze sicuramente elaborate dal punto visivo, ma che se nelle intenzioni dovevano essere fuochi d’artificio e sullo schermo hanno la forza di una miccetta. Assistiamo infatti ad alcuni grossolani squarci nel passato di Begbie con la silhouette del padre, agli sbarluccicanti inserti grafici sullo schermo del romanzo che Spud sta scrivendo sulla propria vita, o ancora alla sequenza che scimmiotta Toro scatenato in cui Spud si dà al pugilato, imbarazzante e fuoriluogo, tutt’altro che divertente.

Probabile che i veri amanti di Welsh si troveranno a bocciare il film tanto atteso e desiderato. Certo resta la felicità di aver rivisto quelle facce, per quanto invecchiate – proprio le stesse però, con un bizzarro effetto alla Boyhood – ed è difficile non provare commozione di fronte a quel velo di nostalgia che in T2 ammanta letteralmente ogni cosa creando un oggetto strano e imperfetto, ma familiare e dal sapore agrodolce. Se cercate la parola nostalgia su un dizionario etimologico scoprirete che questa è composta da nostos e algos, che significano rispettivamente ritorno e dolore. Poco più in basso, sotto la definizione, troverete la foto di Renton, Sick Boy, Begbie e Spud.