Dopo le proposte estive e di ritorno dalle vacanze, Alta Fedeltà si rinnova con gli album di settembre consigliati dalla ciurma. Questo mese vince la musica internazionale dei Glass Animals, i Wilco, Tom Odell, Angel Olsen e Nick Cave & the Bad Seeds. Enjoy!


Glass Animals, How to Be a Human Being [Wolf Tone, Caroline International/2016] (Davide Saini)

Un album che parla dell’essere umani, delle piccole cose stravaganti che facciamo noi esseri umani, dell’eccentricità della vita che ci conduce spesso per strade “strane”. I Glass Animals ritornano dal tour del loro album di esordio (Zaba) carichi di aneddoti da cui traggono canzoni che sono veri quadretti narrativi, pezzi di vita raccontati dalla voce di Dave Bayley ma anche dalla musica e dagli effetti sonori che fanno da contrappunto e da supporto alla narrazione stessa. Un concept album che suona come un collage di episodi e che, come in tutti i collage, contiene differenze notevoli tra un pezzo e l’altro. Ma tutti questi pezzi risultano nel complesso tenuti saldamente insieme dall’unità tematica. Gli “Alt-J di Oxford” si confermano gruppo dalle grandi potenzialità affiancando un notevole eclettismo musicale e un’interessante scelta tematica a una confermata piacevolezza e facilità di ascolto.

Wilco – Schmilco [Dbpm Records/2016] (Michele Turazzi)

I Wilco sono come quel vecchio compagno di classe – eccentrico, profondo, geniale – che se ne è restato al paese mentre tutti intorno a lui sono andati a studiare e poi a lavorare lontano: Milano, Londra, New York. Quel compagno di classe che, dopo anni, rivedi al matrimonio di quella del primo banco. Basta parlarci per qualche minuto, però, per scoprire di avere davanti la stessa persona di un tempo: è ancora eccentrico, profondo, geniale. Semplicemente l’inquietudine del liceo ha lasciato il posto alla tranquillità di chi sa di aver fatto tutto nel giusto modo e di essere approdato alla maturità passo dopo passo, senza scorciatoie. E allora tu ti senti subito a casa e non puoi fare a meno di chiederti: “Perché cazzo l’ho perso di vista?”. Ecco, i Wilco sono così, e Schmilco merita ben più di un ascolto.

Tom Odell, Wrong Crowd [ITNO Columbia/2016] (Giacomo Raccis)

Avrei voluto parlare di Summer 08, l’ultima fatica dei Metronomy, ma il ritorno del gruppo elettronico inglese mi ha talmente deluso da spingermi a virare su un’uscita di qualche mese fa: Tom Odell, il golden boy dell’indie pop, esce con il suo secondo album in studio. Crowd in realtà non aggiunge nulla al suo percorso, ma per chi era rimasto ipnotizzato dalla sua voce flautata in Another love troverà in Wrong Crowd un buon disco con cui passare il tempo: ridotte le note intimistiche, qui si ritrovano tutti i suoni di un pop corale e a tratti epico (come in Daddy) che ormai sta diventando il suo marchio di fabbrica, declinato peraltro anche in altre chiavi (si vedano le cadenze soul e blues, come in Jealousy). Insomma, un ragazzo versatile questo Tom, che potrebbe decidere a un certo punto di smetterla con i motivetti da boy band anni Novanta (Silhouette) e dedicarsi definitivamente a qualcosa di più ricercato.

Angel Olsen, My Woman [Jagjaguwar/2016] (Massimo Cotugno)

L’ascolto dell’ultimo album di questa folk singer del Missouri è come un viaggio nel meglio dell’indie rock al femminile di due decadi. Come in un carosello sonoro si è raggiunti dalle eco di grintosi riff di chitarra alla Sheryl Crow o sofferte armonie alla ipercitata Pj Harvey, per poi riconoscere soluzioni ritmiche più vicine alle contemporanee Sharon Van Etten e Anna Calvi. Il prodotto che ne viene fuori è ineccepibile nella sua forma, immediato e succoso come un frutto maturo, da cogliere al volo prima che anche il ricordo dell’estate svanisca.

Nick Cave & The Bad Seeds, Skeleton Tree [Bad Seed Ltd./2016] (Alessandra Scotto di Santolo)

Quando nel 1997 Pj Harvey ha fatto a pezzi il cuore di Nick Cave, il talento australiano ci ha regalato uno degli album da mal d’amore più grandi della storia, The Boatman’s Call.  Ma c’è crepacuore e crepacuore e questa volta Cave compone la sua ultima opera a seguito della morte del figlio quindicenne, Arthur, caduto da un precipizio di Brighton lo scorso luglio. Con la collaborazione di Warren Ellis (Dirty Three), che ricorda quella di John Cale dei Velvet Underground in Songwriters Circle, i Bad Seeds di Cave producono un album carico di tensione e premonizione. “You fell from the sky” sono le prime parole che canta Cave in Jesus Alone, scritta molto prima dell’incidente del figlio, che apre l’album e ne imposta ritmo e tono. Il disco raggiunge l’apice musicale con I Need You: “Nothing really matters any more” intona Cave, mettendo in luce la desolazione di un lutto che consuma tutto. Skeleton Tree è il capolavoro dell’anno.