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#PremioBg18 – Parola ai vincitori: Antonio Pascale

Giovedì 1 febbraio, alle ore 18, nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo (Piazzale Sant’Agostino), verranno annunciati i finalisti della XXXIV edizione del Premio Narrativa Bergamo. Saranno presenti Andrea Cortellessa, membro del Comitato Scientifico, il Presidente Massimo Rocchi e la Segretaria Flavia Alborghetti; a moderare, il nostro Giacomo Raccis.
Nell’attesa di conoscere i cinque nomi, ci prepariamo ascoltando le voci di alcuni degli autori che negli anni passati si sono aggiudicati il primo posto. Abbiamo posto loro quattro domande e ne abbiamo ricevuto il racconto di un’esperienza che va oltre la semplice partecipazione a un premio letterario. Dopo Marco Missiroli e Stefano Valenti, oggi tocca ad Antonio Pascale, che nel 2007 ha vinto con S’è fatta ora (minimum fax).

Nel 2007 hai vinto il Premio Bergamo con il romanzo “in cinque episodi” S’è fatta ora: che posto occupa nella tua produzione quell’opera? A che punto eri con il tuo lavoro di scrittore?

Due anni prima avevo scritto un romanzo, Passa la bellezza (Einaudi). Non andò bene, contrariamente a quello che pensavo. Eppure, perlomeno nella mia testa e nelle mie intenzioni, c’era tutto in quel romanzo, tutto quello che desideravo contenesse un romanzo: reportage, indagine, sentimenti, problemi specifici e generali, e il tutto filtrato attraverso il corpo e la mente di una persona che si ammala (Vincenzo Postiglione) e si ammala proprio mentre sta per iniziare un reportage su un paese (l’Italia) malato. La domanda che mi ponevo allora era: si può raccontare la malattia come un corpo estraneo? No, bisogna esaminare con puntiglio il male partendo da noi. Forse c’era troppo e il troppo storpia, comunque confonde. S’è fatta ora è un libro di racconti intrecciati, come per un serial televisivo – potevi leggerne uno o due o tutti – si racconta la vita di Vincenzo Postiglione (lo stesso protagonista di Passa la bellezza) attraverso 6 momenti topici, di passaggio, di iniziazione (dalla nascita alla morte). Quindi l’ho scritto nel tentativo di fare chiarezza del caos di Passa la bellezza, ordinare i punti. Così che sia io sia il lettore potessimo procedere con meno confusione. E insomma, il premio mi ha fatto molto piacere, ha rappresentato un suggello alla suddetta intenzione narrativa.

Il Premio Bergamo prevede diversi incontri, con i lettori adulti e con gli studenti, ma soprattutto con un gruppo di lettura del carcere della città: che ricordo hai di quei momenti di confronto?

Fu molto divertente e utile, una versione di quell’incontro (diciamo liberamente ispirata) la si può trovare nelle Attenuanti sentimentali. Dunque un incontro letterario è diventato materia per un mio successivo libro: quindi ha funzionato, c’era vita da esaminare e raccontare. Nello specifico, poi, non dimenticherò mai il premio preso dalle mani di Abraham Yehoshua e soprattutto la colazione, la mattina dopo, con Yehoshua preoccupato di perdere l’aereo. Volevo parlare del problema dello stile, suo cavallo di battaglia e pure un po’ il mio, ma lui più che una discussione tecnica su come rappresentare il mondo, cercava solo una parola di rassicurazione (sulla distanza da Malpensa e sul traffico). Ma io sono più nevrotico di lui in fatto di aerei e treni e alla fine moltiplicai la sua nevrosi, fatto sta che se ne andò in fretta, nervosissimo. Ignoro se poi abbia fatto in tempo a prendere l’aereo. Anzi, le lo sentite, per favore, gli chiedete se quel giorno è arrivato in tempo?

Tra i romanzi selezionabili per quest’edizione (usciti cioè tra gennaio 2016 e settembre 2017), quali sono i cinque che porteresti in finale?

Mi sono piaciuti due romanzi, Chiara Valerio, Storia naturale della matematica; ed Ester Viola, L’amore è eterno finché non risponde. Poi un esordio, Ilaria Macchia, Ho visto un uomo a pezzi. Non disdegnerei tuttavia molte opere di graphic novel. La narrativa sta cambiando, fortunatamente, cambiano le forme e i modi, bisognerà tenerne conto, prima o poi…

Cosa ne pensi dei premi letterari? Oltre ad avere una funzione per le vendite dei premiati, pensi che abbiano anche un valore dal punto di vista del riconoscimento letterario?

La verità? Fanno molto piacere. Quindi continuate così, ormai si vende poco ed alcuni scrittori non hanno altro modo per vedere riconosciuto il proprio lavoro, sia dal punto di vista critico (in fondo la scelta è affidata a una giura qualificata che si prende delle responsabilità) sia dal punto di vista economico, che non bisogna mai sottovalutare, mai, visto la contraddizione tra lappel che la figura dello scrittore ancora oggi ricopre e la possibilità di vivere grazie al suddetto appel.