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Tangerine by Sean Baker – Raving on iPhone

Girato interamente con un (anzi tre) iPhone 5s widescreen 2:35:1 aspect ratio e sfruttando l’ausilio di una Steadicam + lenti, Tangerine di Sean Baker ha stordito il Sundance (Next) a forza di zoommate e incantato Torino (Festa Mobile) per la fluidità inaspettata delle immagini. Oltre ovviamente all’iPhone, Baker si è servito di una app da 8$, chiamata Filmic Pro, aggeggio che gli ha permesso di avere pieno controllo su messa a fuoco, diaframmi e temperatura colore. La Steadicam è stata necessaria per stabilizzare le immagini dal momento che, data l’estrema leggerezza del device, è impossibile ottenere un’immagine realmente ferma, non importa quanto fermo sia chi riprende. Infine, un set di lenti fissate direttamente sull’iPhone tramite un adattatore: i prototipi del Moondog Labs si sono rivelati essenziali perché Tangerine potesse apparire un film girato per il grande schermo.
E poi? E poi, come per ogni film, un lavoro di post-produzione non convenzionale: invece di operare al ribasso, Baker ha scelto di rendere i colori saturi fino a renderli completamente inverosimili, affinché l’attrito storia realistica-colori improbabili provocasse un effetto destabilizzante. Inoltre – ha dichiarato Baker – è stato l’arancione che, dimostrandosi il colore dominante dell’intero film, ne ha ispirato il titolo. Tutto molto indie ma, per fortuna, Tangerine è anche altro.

Baker segue due trans-sex workers (trans anche fuori dal film) a Los Angeles: sono Sin Dee (Kitana “Kiki” Rodriguez) e Alexandra (Mia Taylor). È la mattina della vigilia di Natale, Tinseltown esplode di luce. Sin Dee è back on the block, dopo 28 giorni al gabbio: in giro si dice però che Chester (James Ransone, The Wire) il suo boyfriend – giovane magnaccia incappucciato che vediamo solo alla fine del film – si sia scopato tale D. Diane, Destiny, Dana, Dinah? (Mickey O’Hagan), una delle sue sex-worker, bionda e biologicamente donna. Naah. Sin Dee si fionda alla ricerca di D. senza sapere nemmeno come si chiama. Ha una giornata intera per scovarla e trascinarla innanzi al plotone di esecuzione: Alexandra le chiede solo un favore, di lasciarla fuori da questa storia e di non mancare al suo live di compleanno, ore 19, in un club non lontano da “Donut Time”. Intanto Ramzik (Karren Karagulian), un tassista armeno che bazzica spesso dalle parti di Tinseltown, ha scoperto che Sin Dee è tornata e non vede l’ora di rivederla.

«Non vorrei che Tangerine fosse definito un trans-film» ha dichiarato Baker, «si tratta piuttosto di una finestra su una subcultura e dovrebbe essere visto come un film su dei sex-worker, che in questo caso sono anche transgender. Le mie protagoniste sono donne di colore transgender in una comunità di sex-worker, una delle più vulnerabili comunità al mondo.»
Tangerine è una commedia dissacrante, piena di brutture visive: le strade, i locali, l’intero contesto urbano è la promessa realista che Baker ha fatto a Mya Taylor (Alexandra), che ha espressamente chiesto a Baker un film vero, ma che facesse ridere dall’inizio alla fine. Sia Mya che Kiki sono state fondamentali nella costruzione del film: nello scegliere dove ambientare determinate scene e, soprattutto, nel mantenere il delicato equilibrio tra il comico e la farsa, generato da un accorto utilizzo della colonna sonora. Tra gli altri DJ Lightup & DJ Heemie, Haterade & Skelism, White Night Ghosts, Duwell, OKKO, Nato Feelz, Britney Houston, Matthew Engst & Tobias Karlsson, Mr. Mermaid, Julian Wass & more. Più un rave itinerante che un notturno di Chopin.

Quando e se lo vedremo in al cinema in Italia ancora non si sa. Per ora è in giro per festival. Se vi capita, non sarà tempo perso.