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Accecati dalla luce: 5 film per l’estate

L’estate è la stagione del letargo cinematografico. I titoli più promettenti escono come sempre verso la fine dell’anno, lasciando luglio e agosto a pellicole a basso costo o a fan movie bolliti di sicuro successo (i loro incassi sono talmente prevedibili da poterli calcolare con una formula su un foglio excel). Il panorama è quindi desolante e lascia i veri appassionati a soffocare nell’afa opprimente senza il benché minimo sollievo. L’estate però può rivelarsi uno splendido momento per guardarsi indietro, liberi dall’ansia di dover restare al passo con le nuove uscite, e gustarsi qualche pellicola mancata negli ultimi anni o un classico che non ha perso la sua freschezza narrativa. La Balena bianca vi propone una selezione (s)ragionata di titoli che vi aiuteranno a superare indenni questi giorni tutti uguali. Cinque film legati da un unico tema: la calda, lunga, salata stagione estiva. Ce n’è per tutti i gusti:

L’avventura (1960)

– per radical chic –

L’estate descritta in questo film è enigmatica e senza gioia. Un fotografia incredibile di Aldo Scavarda, scolpisce una Sicilia cruda, tra isolotti senza vita e paesini pieni di uomini diffidenti. La bellezza è grande quanto distante e aliena: come i protagonisti di questo film, educati, affascinanti, ma incapaci di comunicare tra loro. Monica Vitti interpreta Claudia, che insieme a Sandro (Gabriele Ferzetti), è in cerca dell’amica Anna (Lea Massari), scomparsa misteriosamente durante una gita tra le isole Eolie. I personaggi sono mostrati nel continuo sforzo di provare sentimenti autentici, come paura, passione o amore, con il solo risultato di sottolineare la loro inadeguatezza al mondo.
Un film che ha saputo individuare, meglio di molti altri, l’indole pericolosa di un’intera generazione, quella del boom.

 

Lo squalo (1975)

– Per veri cinefili –

È il vero classico estivo, riproposto in TV nel mese di agosto, un horror-western che ha rivoluzionato il cinema moderno e portato agli onori della ribalta l’allora giovane Steven Spielberg. Dal punto di vista tecnico, il film è il manifesto dei cosiddetti movie brats, i nuovi registi di Hollywood cresciuti a pane e cinema, ragazzacci che hanno appreso alla perfezione le lezione dei grandi maestri, adottandola al loro nuovissimo modo di intendere il cinema. Le carrellate alla Hitchcok, le inquadrature che danno il punto di vista dello squalo, le musiche e molto altro danno vita alla suspense meglio riuscita del cinema mondiale.

Il gusto dell’anguria (2007)

– per assetati –

A Taiwan non c’è più acqua. Una calura improvvisa ha prosciugato l’intera città e il succo d’anguria sembra essere l’unica soluzione per spegnere la sete. Questo film di Tsai Ming-Liang, vincitore di un Orso d’argento, è un film coloratissimo e surreale, dove un ex venditore di orologi divenuto pornoattore si innamora di una ragazza incontrata in un negozio di articoli erotici. L’arsura in cui è stretta la città è metafora della loro condizione di amanti incapaci di esprimere fisicamente i loro sentimenti. Il finale è davvero, davvero sorprendente.

 

Il treno per il Darjeeling (2007)

– per hipster in viaggio –

A un anno dalla morte del padre, tre fratelli americani si riuniscono su un treno in India, alla ricerca della madre. Diretto dall’eccentrico e ormai popolarissimo Wes Anderson, il film torna sul tema caro al regista della famiglia disfunzionale, attraverso uno stile riconoscibile in ogni fotogramma pieno di maniera. Eppure questo road movie è in grado di stupire per la gamma di emozioni rappresentate e il suo saper mantenere un’imprevedibile leggerezza anche in scene che prevedrebbero ben altri toni. Da non perdere la colonna sonora molto 70’s con Kinks e Rolling Stones, e quel piccolissimo gioiello che è Hotel Chevalier, il prologo del film con Natalie Portman.

Comizi d’amore (1965)

– per tutti –

“Tu lo sai come nascono i bambini?”. L’inchiesta di Pasolini sul sesso, tra le città e le spiagge degli anni sessanta resta un documento folgorante, che conserva ancora oggi una carica di verità e poesia sorprendenti. Si parla di omosessualità, di parità tra uomo e donna, di divorzio e lo si fa con onestà, senza mediazioni, forse anche con una certa brutalità. Si ascoltano Oriana Fallaci in costume che riflette sul matriarcato, come il giovanotto che preferisce lo spogliarello a un film che tratti il tema degli “invertiti”.

Da vedere e rivedere.