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La Ciurma al Festival: diario di bordo – giorno 1

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di Achab

È già passato un anno, e la Balena Bianca viene di nuovo avvistata sul Mincio. Achab e la sua ciurma tornano al Festival della Letteratura di Mantova, pronti ad arrembaggi ed avventure di ogni genere.

Dopo un rocambolesco viaggio (bonaccia sull’autosole…) Mercoledì 4, verso ora di pranzo la ciurma approda nella città dei Gonzaga, in cui fervono i preparativi per l’apertura imminente. Come sempre abbondano i volontari, la vera anima del festival: sciami di giovani in maglia azzurra, muniti di bicicletta, si spostano nel centro storico. Lavorano sodo, e sembra si divertano!

Il Festival è un vero e proprio mulinello: numerosi eventi si svolgono contemporaneamente in varie location del centro storico, sia all’aperto che al chiuso. La ciurma non si fa mancare niente: alle 17 entra da Porta San Giorgio e s’imbatte in Piazza Castello, in cui una folla in adorazione ascolta Saviano mentre “vara” il Festival. Lui esalta la funzione etico-civile della letteratura e “addita” i suoi maestri: “scrittori resistenti, creatori di mondi”. Liu Xiaobo, Anna Politkovskaya, l’Achmatova, Solženicyn… Spiega che è il momento di pretendere che le parole abbiano il “carico giusto“, ed esorta a “rinunciare al cinismo”. Gli imperi hanno paura degli scrittori, perché ricordano che “c’è un’alternativa all’inferno”.

Saviano è un po’ catechista, in bilico tra lucidità del profeta e facile entusiasmo. Spiega che la letteratura è un manuale di salvezza, e al pubblico l’idea piace; ma è comunque coraggioso, e il suo fuoco arriva…

A questo punto la ciurma si divide in due metà, e ciascuna insegue le sue ossessioni. Nella splendida Sagrestia di San Barnaba alle 18:30 parte “Reading (non solo poesia)”: due giovani poeti “dialettali” (classe ’77) leggono i loro lavori, con tanto di accompagnamento musicale. Giovanni Previdi (Due fettine di salame, poesie, Quodlibet 2013) affila il suo mantovano di Villa Poma su un’ironia domestica e mordace. Azzurra D’Agostino (D’aria sottile, Transeuropa 2011) modula  il suo tosco-emiliano, una strana lingua ibrida che avvince. Viene dalla linea gotica, sull’appennino. Poesie non solo in dialetto ci conducono in un viaggio che risale verso gli avi, alla ricerca di delicatezza e portamento, “presenza nell’assenza”, modi nuovi d’abitare la terra. Il tutto accompagnato dalla chitarra di Stefano Liuzzo, che col flamenco e i suoi  rasgueado sposa quanto di misterioso e irriducibile è nella voce del dialetto.

Nel frattempo l’altra metà converge all’incontro tra Carlo Freccero e Maurizio Ferraris, ore 19. “Tv e internet: per andare oltre il muro della maggioranza”, incentrato sulla “metafora dell’oggetto oscuro chiamato cultura di massa”, di cui la televisione si fa principale diffusore con le sue continue evoluzioni. Freccero, per la verità, ribadisce molte cose risapute in un discorso decisamente ideologico e pleonastico in cui la neotelevisione (quella dal ’79 in avanti, per l’Italia) fa sempre e comunque la parte della cattiva maestra.

A riequilibrare il discorso interviene allora Ferraris, che trova parole illuminanti in questo passaggio del Gadda di Eros e Priapo: “questo è Eros, non Logos“, concetto che per il filosofo definisce bene molta parte della comunicazione, soprattutto televisiva, odierna. Per Ferraris, inoltre, “il mezzo tecnico” non genera le brutture dell’uomo ma, anzi, le svela. Interessante, anche se non nuova, questa riflessione lo porta a interrogarsi sul ruolo della filosofia, della scuola, della cultura in generale: non si può essere bacchettoni con la televisione, la cultura “ufficiale” fa bene il suo lavoro?

Dopo essersi rifocillata, la ciurma si imbatte in un incontro della serie “Lavagne – gli elementi del sistema periodico. Marco Malvaldi tiene una “lezione-narrazione” sul mercurio ch’è parsa molto interessante, più che per il tema in sé, che riprende il Primo Levi del Sistema periodico, per la disinvoltura dell’oratore che sa farsi ascoltare (da un pubblico assai numeroso) non concedendo assolutamente nulla alla cialtroneria. Nella suggestiva cornice di Piazza Mantegna, Malvaldi si concede a spettatori di ogni età, che in chiusura lo bombardano di domande curiose. L’argento vivo – questo il nome antico del mercuriosorprende per le sue proprietà controintuitive e  per le numerose applicazioni avute nel corso della storia nonostante la sua tossicità. Argento vivo sarà anche il titolo del libro in uscita di Malvaldi, che alla fine ironizza: “Era tutta un’operazione pubblicitaria”.

La serata si conclude con Paolo Piccirillo e Flavio Soriga, che aprono la rassegna “Scritture giovani“, che dal 2002 a oggi ha ospitato più di cinquanta nuovi autori europei.

A tarda ora, la ciurma si ritira nei suoi alloggi. Una volta recuperate le energie, sarà pronta per affrontare una nuova giornata di scorrerie letterarie!