A un primo approccio l’esordio romanzesco di Gipi, alias Gianni Pacinotti, uno dei migliori fumettisti contemporanei, sembra essere comico. Si ride persino prima di cominciare il libro, osservando la fotografia in copertina, una spiaggia con un cazzo disegnato sulla riva, parzialmente cancellato dalle onde, e poi dando un’occhiata alla fotografia dell’autore sul risvolto, con lo stesso Gipi che traccia il suddetto cazzo sulla sabbia, unico suo disegno contenuto in Zaky e gli altri, che è un romanzo a tutti gli effetti e pertanto è privo – cosa inedita per Gipi – di illustrazioni e di vignette.
Gipi. Ho sempre desiderato scrivere di lui, ma non mi ci sono mai messo perché le sue storie mi piacciono troppo. No, non è così, il verbo “piacere” non vale a esprimere quello che provo quando leggo i suoi fumetti più riusciti, perché non si tratta di semplice gusto bensì di qualcosa di più complesso e indefinibile, una simbiosi fra i disegni e le parole che risveglia in me, nei miei sensi, delle emozioni che non sapevo di poter provare. Alcuni fumetti di Gipi mi hanno fatto piangere. Tutti, quasi tutti, mi hanno fatto riflettere. Molte sue tavole mi hanno sempre e comunque divertito.
Veniamo quindi a questo primo romanzo. Zaky e gli altri racconta la storia di Zaky e dei suoi amici, o forse, meglio, di Zaky e della sua sessualità allucinata e impotente. Zaky si imbottisce di farmaci per procurarsi le erezioni che la natura gli nega, tuttavia ciò gli serve a poco, perché la sua mente è ottenebrata da un’immaginazione pornografica e masochistica che non fa che umiliare le sue stentate erezioni. Zaky soffre indicibilmente. Non può fare l’amore con la sua fidanzata, la tenera Marion. Nel suo mondo sottosopra tutto è sesso e lascivia e lui immagina Marion in preda a voglie di ogni tipo, con altri compagni, uomini dotati di cazzi giganteschi e insaziabili del suo corpo.
Senza sesso, senza il travolgente delirio del piacere dei sensi, per il giovane Zaky non c’è amore possibile. La vita non è vita e ogni cosa diventa un’umiliazione. “Era mai possibile che l’integrità psicologica di un uomo fosse tanto legata allo stato del suo organo di riproduzione?” scrive a un certo punto Gipi, con improvvisa lucidità, lui che pure – come raccontava ne La mia vita disegnata male (un fumetto che, con Zaky e gli altri, forma un ideale “dittico dell’impotenza”) – ha sofferto per l’appunto di impotenza. Sì, il sentirsi sessualmente soddisfatti, l’essere capace di dare e ricevere onestamente piacere, per il protagonista di Gipi (per ogni uomo impotente?) è una ragione di vita e di morte, il significato biologico del suo stare al mondo.
Tuttavia in Zaky e gli altri c’è anche la provincia, come sempre nelle storie di Gipi. Ci sono le amicizie maschili, disperatamente virili ma anche fragili e impotenti, il branco, i ragazzi di strada, la rivolta, la rabbia, quel certo modo di parlare sboccato e quell’alternarsi di pietà e buffonaggine che suggella i disegni e le narrazioni delle sue opere più belle. Certo, si sente che Gipi, Gianni Pacinotti, non è uno scrittore di professione, un romanziere esperto, e qua e là nel libro saltano all’occhio delle virgole mancanti o fuori posto e alcuni ritmi decisamente sbilenchi; nondimeno la scrittura è agile e a tratti furiosa, incalzante, con almeno un paio di momenti di grande bellezza e verità, e – fra allucinazioni sessuali talora troppo ripetitive – si ride anche molto.
Cosa rimarrà di Gipi? Molto, forse tutto. I suoi fumetti che prediligo sono Appunti per una storia di guerra, S. e Unastoria: a mio avviso in questi casi si può parlare di “capolavori”, per i disegni, per la narrazione, per la profondità dei personaggi, per svariati altri motivi fortunatamente indefinibili; da ultimo, direi, per la loro peculiarità non soltanto estetica ma anche narrativa, che ha già fatto scuola nel mondo del fumetto autoriale.
Gipi è sempre stato un grande innovatore e ciò si sente anche in questa prima e forse ultima prova romanzesca, sebbene a tratti la sua prosa sia maldestra. Il lettore capace di attraversare il deserto emozionale e ossessivo di Zaky, la sua follia e la sua sguaiata tenerezza, si divertirà anche con i suoi compagni di avventura, con il Biondino e suo fratello Aldo, o con Masamba, un nero scanzonato che – nel finale del libro – ci procurerà un momento di profonda compassione, quel brivido lungo la schiena che a volte definisce la vera arte, forse addirittura il significato della parola “amore” per Gianni Pacinotti, Gipi, uomo e artista. Uno dei suoi libri più belli, S., dedicato a suo padre e pubblicato quasi vent’anni fa, si apriva con una frase che suonava come un verso: Amor che cura più d’ogni cura. Gipi ha saputo rimanere fedele a se stesso.

Gipi, Zaki e gli altri, La nave di Teseo 2025, 224 pp., €20.
in copertina: Gipi, “Don Chisciotte” (dettaglio).






