Sembrava impossibile, un anno fa – esattamente il 27 novembre –, quando la libraia Raffaella Musicò congedava il pubblico della prima edizione del festival Il faro in una stanza dedicato a Virginia Woolf, immaginare che ci sarebbe potuta essere una seconda edizione.

Non perché si debba diffidare delle capacità organizzative e inventive di chi ha fatto dei libri la propria professione; soprattutto se coadiuvata da due esperte dell’opera della scrittrice inglese come Liliana Rampello, docente e saggista, ed Elisa Bolchi, ricercatrice alla Cattolica di Milano. Ma perché i temi e i libri toccati in quei tre giorni sembravano aver praticamente esaurito il repertorio di un’iniziativa mirata soprattutto a sensibilizzare il grande pubblico circa l’importanza e l’attualità di una delle scrittrici più importanti del Novecento occidentale. E così, aiutate anche dall’innesto nel comitato di Sara Sullam, ricercatrice alla Statale di Milano, le organizzatrici hanno messo in piedi una seconda edizione del Faro che si preannuncia almeno altrettanto interessante rispetto a quella di un anno fa.

Da domani a domenica (24-26 novembre 2017), la città di Monza tornerà a essere la culla italiana degli appassionati di Virginia Woolf, ospitando nella nuova sede della libreria Virginia & Co, ma soprattutto nella Sala Conferenze dei Musei Civici, i tanti incontri dedicati alla scrittrice, che quest’anno godranno anche del sostegno della neonata Italian Virginia Woolf Society – la cui fondazione era stata annunciata proprio in occasione della scorsa edizione del festival. Se un anno fa grande attenzione era stata dedicata specialmente all’opera narrativa di Woolf, grazie all’attenzione riportata sulle sue prose brevi dalla pubblicazione della raccolta integrale Oggetti solidi curata da Rampello per Racconti edizioni, quest’anno il focus sarà il ramificato il “campo di relazioni” che si è costituito intorno a Virginia Woolf nel corso dei decenni.

Un campo di cui fanno parte senz’altro i contemporanei di Woolf, al centro del confronto di sabato mattina tra Caroline Patey e Liliana Rampello, autrice del volume Virginia Woolf e i suoi contemporanei, pubblicato nel 2004 per Alinea e oggi di nuovo in libreria in edizione aggiornata grazie al Saggiatore. Ma in questo campo compaiono anche coloro che si sono fatti tramite dell’opera di Woolf, rendendola disponibile ai lettori italiani: i traduttori Nadia Fusini, Anna Nadotti e Antonio Bibbò, convocati per sabato pomeriggio, si confronteranno sui loro lavori, discutendo dai rispettivi punti di vista – anche generazionali – di cosa significhi tradurre opere come Le onde, Gita al faro o Gli anni. La ricognizione di questa sfaccettata rete relazionale si concluderà domenica mattina, quando Sara Sullam ed Elisa Bolchi rifletteranno sulle complementari questioni delle scrittrici che hanno costituito il canone personale di Woolf e di quelle che invece ne hanno provato a portare avanti la lezione poetica e stilistica.

Tutto questo, ma anche molto altro – non si è detto ad esempio della proiezione in lingua originale del film Orlando di Sally Potter, venerdì sera – in una tre giorni che comincia a diventare una piacevole consuetudine, per Monza e non solo. Un’occasione capace di mobilitare un pubblico attento e partecipe, mai timoroso di fronte alla complessità di un’opera ricca come quella di Virginia Woolf, che richiede costantemente la partecipazione attiva del suo lettore. Una scommessa ripagata, e per merito della stessa Woolf, che, come ricordava Elisa Bolchi l’anno scorso, «sa condurre anche il lettore più inesperto a passeggio lungo il suo cammino, spiegandogli la sua idea, costruendola davanti a lui».


Faro 2017_Locandina