Dopo mesi di assenza, a grande richiesta la rubrica Alta Fedeltà ritorna con le proposte musicali per la vostra estate. Dal cantautorato folk di Andrew Bird a quello pop di Cosmo, dal blues di Alex Turner alla voce graffiante di Emidio Clementi, la ciurma augura a tutti un buon ascolto pro vacanze.


Andrew Bird  Are you serious (Loma Vista Recordings/2016) (Giacomo Raccis)

Dagli Stati Uniti arriva il nuovo album di Andrew Bird, cantautore e polistrumentista che con Are you serious conduce il suo celebre violino a nuove sperimentazioni. La vocazione eclettica è lampante in questo album, che spazia tra il rock di Capsized e le più tipiche sonorità folk di Are you Serious e Fade Rome – dove l’ascoltatore esperto ritroverà qualcosa di Near Death Experience Experience (da Break It Yourself del 2012). Con Andrew Bird la musica indie celebra la sua unione panica con la quiete delle sterminate campagne dell’Illinois; adatto a una playlist da risveglio, prima di mettersi in macchina per affrontare le lunghe strade delle vacanze estive.

 Anohni – Hopelessness [Rough Trade/2016] (Davide Saini)

La voce è quella baritonale e vibrante che abbiamo imparato a conoscere con gli Antony and the Johnsons, non si può sbagliare, ma Antony Hegarty è rinata e si mostra anche al pubblico con una nuova personalità, questa volta del tutto femminileAnohni. Col nuovo nome arriva anche tanta rabbia, e il contatto con la realtà che aveva sempre coltivato si fa molto più vivo. Quella voce, che Lou Reed paragonava a quella di un angelo, non solo ci parla delle storture del mondo, non solo ci coinvolge ma si schiera ricordandoci che la responsabilità per le decisioni politiche è anche nostra.
Le tematiche sono impegnate, la rabbia per le brutture del mondo c’è… ma non aspettatevi chitarre semi-scordate armoniche e folk.
In Hopelessness produttori come Oneothrix Point Never e Hudson Mohawke si mettono al servizio di un pop lieve e ispirato, in cui Anohni riesce a sfruttare al meglio le sue incredibili capacità vocali. Questo nuovo album e questa nuova identità ci regalano dopo più di sei anni un lavoro musicalmente e intellettualmente stimolante.

The Last Shadow Puppets  Everything You’ve Come To Expect [Domino/2016] (Alessandra Scotto di Santolo)

Sul palco si muovono come Mick Jagger e Keith Richards ma il ritmo non è quello del Rock n’ Roll degli Stones. È la fusione tra il blues di Marvin Gaye e il punk rock dei The Jam, è il ritorno in scena di una collaborazione iniziata nel 2008 tra Alex Turner (Arctic Monkeys) e Miles Kane (The Rascals), è l’album perfetto da ascoltare in Cabrio con capote abbassata (se ne avete una) e occhiali da sole anni ’60 modello Jackie O.
Il sound ricorda molto AM (Arctic Monkeys, 2013) e ascoltarlo vi farà capire la direzione che Alex Turner stava già prendendo con quell’album che sembrava così lontano dal garage rock di Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not (2006). In copertina una giovane Tina Turner che si lascia andare ballando. Un richiamo alla sfacciataggine degli anni ’70 che vi farà venir voglia di tuffarvi in acqua senza vestiti quest’estate.

Sorge  La guerra di domani [La Tempesta/2016] (Michele Turazzi)

Lo ammetto, non si tratta di un disco prettamente “estivo”, a meno che non si voglia considerare l’estate come una città deserta, con un lampione che illumina di una luce intermittente e metallica una strada a sei corsie. La guerra di domani è il primo album dei Sorge, gruppo dietro al quale si nascondono Marco Caldera ed Emidio Clementi, leader dei Massimo Volume. È proprio la voce di Clementi – implacabile, graffiante e poetica come sempre – a diventare ancora più incisiva a contatto con l’elettronica di Caldera: come se le parole avessero trovato in questo sound minimale – unica aggiunta: qualche semplice e ipnotica linea di piano suonata dallo stesso Clementi – il tessuto perfetto per esaltare una narrazione che in alcuni punti raggiunge livelli che raramente si trovano in musica.

Cosmo  L’ultima Festa [42Records/2016] (Massimo Cotugno)

Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo, confeziona uno dei migliori album italiani degli ultimi tempi, raggiungendo un equilibrio perfetto tra cantautorato pop ed elettronica. Si sentono gli echi dell’ultimo Battisti, ma anche sonorità che giungono dalle discoteche degli anni ’90, in un’operazione che si discosta dalle pose studiate di molti nuovi paladini dell’indie nostrano (qualunque cosa questo termine voglia significare). L’album si offre a un ascolto in apparenza facile, accessibile, per poi rivelare un sottotesto filosofico, già presente nel precedente lavoro Disordine, dove si trova la bellissima Wittgenstein dedicata al celebre filosofo del linguaggio austriaco. Il risultato finale ricorda i lavori più ispirati di Battiato (di cui del resto Cosmo è un dichiarato ammiratore) dove universale e quotidiano si fondono in una scrittura sorprendente. Consiglio L’ultima festa a tutti coloro che ricercano nell’estate un momento di rigenerazione e di liberazione dal mondo: ma domani farò colazione/ non mangerò cose sane/ tutta la mia attenzione sarà concentrata lì/ la mia lingua mi dirà la verità/ caffè bollente carezzerà il mio palato/ un raggio di sole filtrando nel bar mi toglierà il fiato/ la mia lingua mi dirà la verità/ e lentamente si staccherà dal palato/ per dire “Marco, sono tutte cazzate”.

 Marlene Kuntz  Lunga attesa [Sony Music/2016] (Francesca Salamino)

Il nuovo disco dei Marlene Kuntz è in ogni senso “presente”: ci fa ritrovare un po’ di sano sound anni ’90 ma allo stesso tempo si rinnova muovendosi in diverse direzioni stilistiche, ci racconta tanto l’io quanto la società, arriva in questo 2016 sconvolto da alcune morti illustri e, in definitiva, ci consola. Un altro disco autoprodotto, seconda esperienza dopo Nella tua luce, che corona 25 anni di carriera e 10 album, con un occhio strizzato alla melodia e un altro alle chitarre degli anni ’90.