Davide Zanini

 Il compositore e polistrumentista francese Yann Tiersen è noto ai più per essere l’autore della colonna sonora del film di Jeunet Il Favoloso mondo di Amélie (“Tiersen, quello delle musiche di Amélie” è una frase che si sente spesso quando si parla di lui..). Non sarebbe probabilmente corretto accanirsi con eccessiva (e snobistica) acrimonia contro questa “vulgata”, per almeno due motivi: 1) il disco in questione è, incontrovertibilmente, un capolavoro; 2) si deve a quell’opera la conoscenza e la (relativa) fama internazionale del musicista bretone.

Bisogna sapere però che Tiersen non è solo “quello di Amélie”: sia perché la sua produzione discografica vanta ormai altri sette lavori (limitandosi ai soli album in studio), sia perché nel corso degli anni le stesse sonorità tierseniane sono mutate. Aspetti questi che deve tenere in considerazione soprattutto chi si accosta a un suo concerto (“Tantissimi vengono per sentire i pezzi tratti da Amélie e si trovano spiazzati […] Si aspettano solo fisarmoniche e Montmartre”, dichiara in un’intervista del 2010). I live di Tiersen accentuano infatti in maniera considerevole quella componente rock che, piuttosto marginale nei primi lavori, ha preso decisamente piede anche nelle ultime prove in studio; gli album Dust Lane (2010) e Skyline (2011) si caratterizzano infatti per un sound che potrebbe essere catalogato, con buon margine di approssimazione, come post-rock, tra corpose cavalcate elettriche, atmosfere più rarefatte e inserti di elettronica vintage.

 Fatta questa premessa, passiamo ora a raccontare il concerto tenuto nella splendida cornice (a parere di chi scrive, una delle più belle e suggestive in assoluto per assistere a un’esibizione dal vivo) dell’Anfiteatro del Vittoriale a Gardone Riviera (Brescia), tappa del lungo tour a supporto dell’ultima fatica in studio Skyline.

Tiersen (voce, chitarre, synth, violino, melodica, mandolino) si presenta sul palco affiancato da cinque validissimi musicisti, che certamente meritano di essere menzionati: Robin Allender (chitarre e cori), Olavur Jàkupsson (voce e synth, direttamente dalle Isole Fær Øer!), Neil Turpin (batteria), Stéphane Bouvier (basso, clarinetto, elettronica, melodica, cori) e Lionel Laquerriere (tastiere, synth, elettronica, ukulele, glockenspiel, cori).

Yann e sodali aprono il set con ben quattro estratti consecutivi del penultimo album Dust Lane (..sorge il dubbio che abbiano confuso l’album da promuovere!..), ossia Till the end, Palestine, Amy e Fuck me. Fin da questi primi pezzi (fatta parziale eccezione per l’ultimo, più leggero e chitarristico) emerge un tratto caratterizzante dell’intera esibizione, ossia il marcato e massiccio (tutt’altro che spiacevole) uso di synth, elettronica e tastiere (in alcuni momenti 4/6 della formazione sono impegnati contemporaneamente  con tali strumenti), che orienta il sound della band verso le coordinate di un rock elettronico tanto potente quanto evocativo.

Seguono due tuffi nel passato: Monochrome (da Le Phare, 1998), in una veste più “synth-oriented” rispetto all’originale, e Rue des cascades (dall’album omonimo del 1996), tranquilla ballata con cui musicisti e pubblico riprendono fiato. Ma non è certo tempo per indugi nostalgici e si prosegue con Another Shore (finalmente un brano da Skyline!), dominata da un vero e proprio “wall of sound di chitarre, e Ashes (da Dust Lane).

Giunge poi quello che, a mio avviso, è il momento più riuscito, nonché climax emotivo, dell’intero concerto, con il tris d’assi The Gutter (Skyline) – Sur le fil (Le Phare) – Le Train (“non-album track” eseguita solo dal vivo). The Gutter, uno dei pezzi più belli dell’album da cui è tratto, acquisisce dal vivo (con Tiersen al violino e l’ottima interpretazione vocale di Jàkupsson) una forza e un’intensità che, senza voler essere retorici, risultano davvero difficili da descrivere: perfetta fusione di potenza e toccante emotività, sarà forse il vertice assoluto del concerto. Le emozioni non si attenuano certo con la splendida esecuzione di Tiersen al violino di Sur le fil (l’unico brano eseguito presente, anche se in versione differente, in Amélie) e con Le Train, forse il pezzo più trascinante della serata.

Un attimo di tregua lo concedono Chapter 19 (Dust Lane), quasi “lynchiana” e sicuramente più cupa rispetto a quanto ascoltato fin ora, e Monuments (Skyline), dalle tranquille sonorità acustiche.

Chiudono la prima parte del concerto Vanishing point e Exit 25 Block 20 (entrambe da Skyline), fuse insieme nel caos controllato di un’intensa sarabanda elettronica.

Dopo una breve sosta dietro le quinte, Tiersen e i suoi concedono al pubblico (numeroso e visibilmente soddisfatto) ancora tre brani: Dust Lane (album omonimo), la bellissima cavalcata di Forgive me (Skyline) e The Trial (Skyline), toccante nel suo cantato a cinque voci; dopo 18 canzoni, per un’ora e mezza di durata, lo show si chiude così, tra gli applausi convinti degli spettatori e i ringraziamenti dei musicisti.

 Considerazioni finali.

Tiersen e (sottolineiamolo con forza ancora una volta) i suoi musicisti hanno offerto uno spettacolo di altissimo livello, superando la prova con pieni voti e lode. Perfetto è stato l’amalgama raggiunto tra gli aspetti che più caratterizzano le sonorità degli ultimi album (essenzialmente rock chitarristico ed elettronica analogica) e ottima la resa live, in grado di valorizzare appieno le composizioni di Skyline e Dust Lane (eseguiti praticamente nella loro interezza). Del resto non sarebbe del tutto peregrina l’idea di ricavare un live album da questo tour!

Una nota di merito va anche al pubblico che ha gremito l’Anfiteatro del Vittoriale: nessun mugugno per la sostanziale assenza di pezzi tratti da Amélie e sincero apprezzamento per il nuovo, riuscitissimo, corso della produzione del musicista di Brest.

“Fisarmoniche e Montmartre” possiamo riascoltarli quando vogliamo, ora godiamoci questo splendido Tiersen del 2012.

 Yann Tiersen: “quello di Amélie”, certo. Ma non solo.

Chapeau, Yann et à bientôt.