Ne è passato di tempo da quando, intorno al 1998, Damon Albarn, al tempo ex frontman dei Blur, e Jemie Hewlett, fumettista e creatore del post-atomico Tank Girl, decidono di dare vita alla prima cartoon band della storia: Gorillaz.

2D, Noodle, Murdoc Niccals, Russel Hobbs ne sono i membri fondatori. Ovviamente virtuali. Nella vita reale, i musicisti che ruotano intorno a Damon Albarn sono molteplici: Paul Simonon, Mick Jones, Simon Tong e tanti altri.

Il loro primo album, omonimo, esce nel 2001. Sette milioni di copie vendute nel mondo e l’inizio di uno dei percorsi musicali più interessanti degli anni zero che fonde in un’unica potente e innovativa miscela hip-hop, elettronica, pop, dub, trip-hop, rock, reggae e alternative. In 18 anni di carriera, hanno prodotto 6 album dal risultato non sempre del tutto convincente, ma sempre contraddistinti da un’imperterrita volontà di sperimentare nuove formule, di andare oltre le certezze acquisite.

Dopo il formicolante, denso, rigoglioso (forse troppo) Humanz, nel quale Damon Albarn si riservava un posto dietro le quinte, lasciando il palcoscenico ad eccellenti invitati come Vince Staples, Benjamin Clementine, Grace Jones o De La Soul, e i cui tratti dominanti erano proprio quelli dell’hip-hop, della soul e dell’elettronica, con The Now Now i Gorillaz sembrano volere sintonizzarsi su delle onde sonore molto più leggere, di una semplicità quasi sbarazzina ed estiva. Se il sottofondo sonoro rimane quello dell’elettronica e dei beat quasi martellanti, gli undici pezzi che compongono l’album, nelle costruzioni melodiche e nelle atmosfere, navigano principalmente nelle acque della new wave anni 80 o del brit-pop anni 90.

L’album si apre con una solare e californiana Humility, accompagnata dalla chitarra jazzy di George Benson ed è difficile resistere alla voglia di danzare sulle note saltellanti dei sintetizzatori e sul basso groovy che li sorregge. Si prosegue con il pezzo forse più 80’s dell’album, Tranz, voce leggermente distorta, basso continuo e tastiere che ricordano i migliori Depeche Mode.

Hollywood, che vede la participazione di Snoop Dogg e Jamie Principle, si ricollega all’anima hip-hop dei Gorillaz per comporre un’ode acida alla città del cinema, dei sogni e dell’invidia. Con Kansas si entra nel cuore dell’album e le tonalità si fanno più malinconiche, anche se interrotte dagli spunti disco-funkeggianti della bellissima Lake Zurich, unico pezzo strumentale dell’album. Idaho e Fire Flies guardano in direzione delle ballate oniriche in stile Radiohead dove le orchestrazioni quasi sinfoniche intensificano la malinconia delle linee vocali e dei testi, i quali, anche nei pezzi più luminosi, evocano solitudine, voglia di evasione, sogni infranti, separazioni e tristi addii.

Souk Eye chiude l’album quasi come una vaga, nostalgica serata d’agosto, quando l’estate sta per finire e il pensiero si perde in piacevoli ricordi e fantasticherie indeterminate.

The Now Now è un album decisamente gradevole. Damon Albarn è forse uno dei più grandi talenti melodici esistenti. Le sue linee vocali, sempre straordinarie, si contraddistinguono per una semplicità e una leggerezza quasi cristalline, fluide e mai artificiali. Semplicità e leggerezza che, ovviamente, in questo caso, non sono per niente sinonimi di superficialità e approssimazione.

A quanto parte l’album è stato registrato molto velocemente, durante le pause del tour americano dei Gorillaz, il che ha fatto storcere il naso ad alcuni critici che trovano l’ultimo opus del gruppo scialbo e poco stimolante. C’è da dire che la durata della registrazione non è mai un indice sicuro di qualità. Grandissimi album sono stati registrati nel giro di qualche settimana e, viceversa, anni di registrazione e di editing hanno dato vita a dei risultati molto discutibili.

È vero che The Now Now è forse più vicino ai lavori da solista di Damon Albarn, come il magnifico Everyday Robots, che ai lavori più electro/hip-hop dei primi Gorillaz. Per noi, la cosa non è per niente un difetto. Anzi, ci sembra un album perfetto per trascorrere un’estate leggera ma non superficiale, solare ma anche un poco malinconica e introspettiva.

 


the now nowGorillaz, The Now Now, Parlophone (2018)