Giovedì 1 febbraio, alle ore 18, nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo (Piazzale Sant’Agostino), verranno annunciati i finalisti della XXXIV edizione del Premio Narrativa Bergamo. Saranno presenti Andrea Cortellessa, membro del Comitato Scientifico, il Presidente Massimo Rocchi e la Segretaria Flavia Alborghetti; a moderare, il nostro Giacomo Raccis.
Nell’attesa di conoscere i cinque nomi, ci prepariamo ascoltando le voci di alcuni degli autori che negli anni passati si sono aggiudicati il primo posto. Abbiamo posto loro quattro domande e ne abbiamo ricevuto il racconto di un’esperienza che va oltre la semplice partecipazione a un premio letterario. Dopo Marco Missiroli, Stefano Valenti e Antonio Pascale, oggi tocca a Laura Pariani, vincitrice nel 2016 con Questo viaggio chiamavamo amore (Einaudi).

premio bergamo

Nel 2016 ha vinto il Premio Bergamo con Questo viaggio chiamavamo amore: che posto occupa nella sua produzione quell’opera? A che punto era con il suo lavoro di scrittrice?

Ho al mio attivo una trentina di libri di narrativa e una ventina di opere teatrali rappresentate. Questo viaggio chiamavamo amore parla di Dino Campana e della sua difficoltà a farsi accettare e comprendere. È un libro in cui rimango fedele alla mia poetica. Io infatti non sono  portata a scrivere di eroi. Penso piuttosto che i miei personaggi – che non vincono – hanno una forma di eroismo in loro stessi. È questo tipo di coraggio che mi interessa: se riesci a traversare la vita sforzandoti di non tradire i tuoi sogni sogni, con il cuore e la mente intatti, hai in te qualcosa di veramente eroico che va celebrato.

Il Premio Bergamo prevede diversi incontri, con i lettori adulti e con gli studenti della città e della provincia: che ricordo ha di quei momenti di confronto?

Incontrare i lettori è sempre importante. A dire la verità, mentre scrivo non penso assolutamente al lettore, perché considero la scrittura un atto assolutamente privato, quasi un gesto segreto. Solo in un secondo momento, quando il libro è finito e stampato, allora il libro smette di appartenere a me, diviene di proprietà dei lettori. E allora diventa interessante constatare come se ne appropriano.

Tra i romanzi selezionabili per quest’edizione (usciti cioè tra gennaio 2016 e settembre 2017), quali sono i cinque che porterebbe in finale?

Mi limito a citarne uno: Leggenda privata di Michele Mari

Cosa ne pensa dei premi letterari? Oltre ad avere una funzione per le vendite dei premiati, pensa che abbiano anche un valore dal punto di vista del riconoscimento letterario?

Sono il solo riconoscimento dello “strano lavoro” di chi scrive libri.

 

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