Giovedì 1 febbraio, alle ore 18, nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo (Piazzale Sant’Agostino), verranno annunciati i finalisti della XXXIV edizione del Premio Narrativa Bergamo. Saranno presenti Andrea Cortellessa, membro del Comitato Scientifico, il Presidente Massimo Rocchi e la Segretaria Flavia Alborghetti; a moderare, il nostro Giacomo Raccis.
Nell’attesa di conoscere i cinque nomi, ci prepariamo ascoltando le voci di alcuni degli autori che negli anni passati si sono aggiudicati il primo posto. Abbiamo posto loro quattro domande e ne abbiamo ricevuto il racconto di un’esperienza che va oltre la semplice partecipazione a un premio letterario. Comincia Marco Missiroli, che nel 2013 ha vinto con Il senso dell’elefante (Guanda).

premio bergamo

Nel 2013 hai vinto il Premio Bergamo con il romanzo Il senso dell’elefante: che posto occupa nella tua produzione quell’opera? A che punto eri con il tuo lavoro di scrittore?

Il senso dell’elefante chiude per me un ciclo preciso: quello della struttura “a plot”, con un intreccio ben definito e l’uso di segreti come motori narrativi. È una forma di narrazione che aveva bisogno di una lingua secca, pulita, fatta di azioni e di piccoli gesti, di dialoghi, quasi teatrale. In effetti il condominio accompagnava questo bisogno di avere un luogo che fosse quasi un palcoscenico da far espandere attraverso le micro-esistenze dei protagonisti. Rimane un romanzo intimista e corale, molto duro.

Il Premio Bergamo prevede diversi incontri, con i lettori adulti e con gli studenti, ma soprattutto con un gruppo di lettura del carcere della città: che ricordo hai di quei momenti di confronto?

Portare i libri in carcere, accorgersi di come un libro possa essere recepito e rispiegato all’autore da persone che hanno una sensibilità davvero sbalorditiva, ecco, questo è un ricordo del premio che mi è rimasto addosso. E quanto mi hanno spolpato di domande! Il finale de Il senso dell’elefante è molto efferato, ricordo che è cominciato un dibattito sulle mie scelte letterarie. Insomma, sono stati degli ottimi editor.

Tra i romanzi selezionabili per quest’edizione (usciti cioè tra gennaio 2016 e settembre 2017), quali sono i cinque che porteresti in finale?

Helena Janeczeck, La ragazza con la Leica  (Guanda 2017)

Michele Mari, Leggenda Privata (Einaudi 2017)

Alessandro Mari, Cronaca di lei (Feltrinelli 2017)

Federica Manzon, La nostalgia degli altri (Feltrinelli 2017=

Massimiliano Virgilio, L’americano (Rizzoli 2017)

Cosa ne pensi dei premi letterari? Oltre ad avere una funzione per le vendite dei premiati, pensi che abbiano anche un valore dal punto di vista del riconoscimento letterario?

Servono, soprattutto per dare una pacca sulla spalla all’autore. Fanno piacere, non credete a chi li reputa insignificanti o di poco conto. Dal punto di vista letterario dipende da premio a premio. Il Bergamo ha una giuria serissima, si è sottoposti a più filtri e a più selezioni, insomma: è un certificato di valore letterario concreto.

 

Il senso dell elefante