Maggio 1980: l’attesissimo seguito di Guerre stellari, L’impero colpisce ancora, esce nei cinema di tutto il mondo. Frotte di spettatori si riversano in sala per godersi le avventure di Luke, Han Solo e compagnia, ma, almeno per alcuni di loro, il film che comincia allo spegnersi delle luci non è affatto quello che si aspettano, bensì uno strano e inquietante cortometraggio. Alcune sale del Regno Unito, su richiesta di Lucas, presentano Black Angel, questo il nome del film, come antipasto a L’impero colpisce ancora.

Il cortometraggio, della durata di circa 25 minuti, è realizzato da Roger Christian (stretto collaboratore di Lucas, art director di Alien e Guerre stellari) con un budget di circa 50.000 dollari, pochi attori e le splendide location scozzesi a fare da sfondo. Creduto perso per trent’anni, il film è stato ritrovato nel 2011, restaurato e ora messo a disposizione su Youtube con una breve introduzione del regista (che dura due minuti e che consiglio di saltare in un primo momento, perché contiene inspiegabilmente immagini ricche di spoiler).

Black Angel è un film che potremmo definire dark fantasy, cioè quel sottogenere del fantasy più maturo e adulto, che a elfi, fate e reami incantati preferisce mostri, epidemie e castelli in rovina, e in generale propone atmosfere e ambientazioni più oscure, oltre che una visione del mondo disperata e pessimista. Protagonista del film è Sir Maddox, un cavaliere scampato alla guerra che al suo ritorno a casa non trova altro che rovine e miseria. La sua famiglia è stata annientata dai predoni e dall’epidemia, e il suo palazzo è oramai ridotto a un rudere infestato da bambini appestati in cerca di cibo. Assetato di vendetta, Maddox si mette sulle tracce dei predoni, ma, dopo essere scampato all’annegamento in un fiume, una strana visione gli si para davanti: una fanciulla dalla bianca veste gli rivela di essere tenuta prigioniera da un’entità conosciuta come l’Angelo nero. Il nobile cavaliere parte così alla caccia dell’essere, convinto di avere trovato un nuovo scopo per cui vivere e combattere.

Black Angel è un film strano, dalle atmosfere oniriche e inquietanti, che difficilmente ci potremmo aspettare da un prodotto destinato al grande pubblico. I tempi sono dilatati, la regia indugia a lungo sui paesaggi e sul peregrinare di Maddox, la musica ipnotica conferisce alla narrazione la consistenza del sogno e della fantasticheria. Non a caso il regista ha dichiarato di essersi ispirato al cinema di Tarkovskij e non è difficile coglierne i rimandi nelle atmosfere sospese e nel vagare trasognato del cavaliere, che può ricordare i viaggiatori di Stalker all’interno della Zona. Lo stesso Spielberg ha parlato di Black Angel come di un film enigmatico, e Boorman se ne è servito come ispirazione per girare il suo fantasy onirico Excalibur.

Per quanto inserito in una struttura ben codificata e rispettoso di tutti i topoi tipici delle fiabe – l’eroe che si deve riscattare, la fanciulla in pericolo, il mostro da sconfiggere – il film sarebbe difficilmente fruibile dallo spettatore da popcorn contemporaneo, per i tempi lunghi, le atmosfere insondabili e un’ambiguità di fondo che spesso ci fa dubitare della realtà di quanto stia davvero accadendo sullo schermo. Tutte caratteristiche che sono in realtà i punti di forza di questo breve e oscuro viaggio all’interno dell’anima di un uomo alla disperata ricerca di riscatto.

Quello che più stupisce noi spettatori del 2015 è probabilmente la modalità con cui Black Angel è stato immesso sul mercato: come detto, il cortometraggio è stato proposto nelle sale prima della proiezione di un vero e proprio blockbuster come il seguito del popolarissimo Guerre stellari, non certo un film d’autore. Come se oggi prima di Avengers proiettassero un film non breve (25 minuti non sono pochi, da proporre prima del film per cui si è pagato il biglietto), dai tempi lunghi e dal finale spietato e ambiguo. Certo è che ogni consumatore ha il prodotto che si merita, e il fatto che nessuno avrebbe più il coraggio di proporre un pezzo di cinema così insolito e affascinante prima della proiezione del prossimo film di supereroi (magari al posto degli spot pubblicitari) forse ci dice qualcosa sul rispetto che i grandi produttori di Hollywood nutrono nei confronti del loro pubblico.

Visto oggi, Black Angel è un film che probabilmente vacilla di fronte all’esame del tempo, per recitazione, montaggio e certe scelte di regia che allo spettatore odierno possono apparire ingenue o addirittura ridicole, come ad esempio la sequenza di combattimento. Tuttavia, per sceneggiatura,  costumi, atmosfere oniriche e impalpabili, rimane una piccola gemma da recuperare, un prodotto destinato al grande pubblico ma lontanissimo dalle caratteristiche richieste al cinema più commerciale.