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© Paola Rosato

[Si inaugura domani alle 19, al Politecnico di Milano, la mostra fotografica High Rise-Collective Visions, nata dal progetto “35mm of Architecture”, curato da Stefano Marongiu e Andrea Ferreri. Pubblichiamo di seguito il testo dell’introduzione al volume omonimo che viene pubblicato in occasione dell’esposizione]

Fotografare una città significa fare scelte tipologiche, storiche, oppure affettive, ma più spesso vuol dire cercare luoghi e creare storie, relazioni anche con luoghi lontani archiviati nella memoria, o addirittura luoghi immaginari. Questi luoghi sono strade, edifici, piazze e scorci, orizzonti, più raramente vedute panoramiche, che alla fine si risolvono in un viaggio, un percorso dentro la città. Il compito del fotografo è di lavorare sulla distanza, di prendere misure, di trovare un equilibrio tra un qui e un là, di riordinare lo spazio, di cercare infine un senso possibile del luogo.

Gabriele Basilico, Abitare la metropoli[1]

Con il suo Milano. Ritratti di fabbriche Gabriele Basilico ha testimoniato e raccontato il passaggio del capoluogo lombardo dall’economia industriale a quella post-industriale. E oggi, cosa si può raccontare di una città che si sta trasformando in una metropoli iper-funzionale e che muta forma per ospitare un evento mondiale come Expo 2015?

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© Stella Porta

Le trasformazioni della società sono sempre state alla base dei cambiamenti del paesaggio urbano e hanno sempre provocato straordinarie reazioni letterarie e artistiche. […] Da sempre la città è celebrata in rapporto alle sue icone più importanti, molte delle quali intessono una gerarchia visiva se non di grattacieli, di torri e campanili.

Graham Clarke, La fotografia. Una storia culturale e visuale[2]

Questo passaggio sta cambiando fortemente l’immagine della città, spostando l’attenzione e lo sguardo su specifiche forme architettoniche che maestosamente s’innalzano dal suolo per scrutare l’orizzonte urbano.

“35 mm of Architecture” è il nome di una serie di incontri di fotografia che si è tenuto al Politecnico di Milano durante il primo semestre dell’anno accademico 2013/2014. Si tratta di un progetto coordinato da un gruppo di studenti interessati a riportare l’attenzione sull’architettura del grattacielo e sui recenti cambiamenti che hanno modificato la superficie e l’altimetria della città di Milano. Come strumento di ricerca è stata scelta la fotografia analogica, metodo unico e irripetibile per comporre un racconto in grado di svelare le icone della nuova città verticale confrontandole con gli edifici-simbolo della sua storia.

Le fotografie aprono […] possibilità di comprensione, senza pretese narrative, oggi svuotate di senso ma portatrici pur sempre di significati, anche verso l’identità stessa della fotografia. Nei confronti della progressiva smaterializzazione indotta dal digitale, […] si ribadisce infatti l’identità “forte” della fotografia e la materialità del “fare” fotografico, attraverso la scelta della fotografia analogica.

Silvia Paoli, Il senso di un progetto[3]

Gli incontri hanno preso forma dalla necessità di ridare valore allo strumento della fotografia all’interno della ricerca di tipo urbanistico e architettonico, dove essa è pensata non come fine ma come un mezzo per studiare e comprendere le dinamiche relative al trasformarsi della città.

Il tema di ricerca è partito dall’identificazione e dalla mappatura delle principali torri e grattacieli di Milano, come il grattacielo Pirelli, la torre Galfa, la torre dei Servizi Tecnici Comunali, la torre Velasca, la torre Branca, il Centro Svizzero, la torre Breda, insieme alle architetture di più recente costruzione, come il complesso di grattacieli di Porta Nuova e il nuovo Palazzo della Regione Lombardia.

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© Nicola Moretti

Agli incontri hanno partecipato professionisti ed esperti invitati dai coordinatori del progetto Stefano Marongiu e Andrea Ferreri. Gli interventi dei fotografi Saverio Lombardi Vallauri, Angelo Desole, Cosimo di Giacomo, Marco Menghi, Giovanni Hänninen e del professor Marco Biraghi hanno fornito una serie di strumenti utili a esplorare e comprendere temi riguardanti la storia della fotografia e la sua tecnica, la fotografia d’architettura, di archeologia industriale e di reportage, insieme alla storia di alcune architetture ed edifici particolarmente rappresentativi della città di Milano.

Le tematiche affrontate durante gli incontri e l’accostamento dei differenti punti di vista sull’argomento hanno permesso di ampliare la percezione relativa all’ambiente costruito, offrendo gli strumenti per la formazione di un giudizio critico. L’esperienza collettiva di ricerca, studio e lavoro sul campo si è così tradotta in una mostra che mette a confronto i lavori fotografici degli studenti, rivelando, uno di fianco all’altro, differenti prospettive, sguardi personali e sinceri sui fatti urbani della “città che sale”.

Stefano Marongiu e Andrea Ferreri

 

 

HIGH RISE – Collective Visions

Mostra a cura di: Andrea Ferreri e Stefano Marongiu

Autori: Olena Bardina, Sofia Coutsoucos, Aurora Destro, Andrea Ferreri, Olga Konovalova, Marco Livorno, Stefano Marongiu, Mattia Marsetti, Pietro Molinari, Nicola Moretti, Carlotta Pichler,  Stella Porta, Paola Rosato,

Progetto realizzato con il contributo del Politecnico di Milano 

La mostra è allestita dal 5 Maggio al 5 Giugno 2014

presso lo Spazio mostre “Tunnel”

Politecnico di Milano – Scuola di Architettura e Società

Via Ampère 2, Milano

Orario: 9-20

Info: [email protected]om

 

[1]Teatro No’hma, Milano 2010.

[2]Einaudi, Torino 2009.

[3]In “Ex fabrica”. Identità e mutamenti ai confini della metropoli, Silvana Editoriale, Milano 2006.