Canzone appartenente all’omonimo ottavo album del cantautore, pubblicato nel 1977. Com’è profondo il mare è un punto di svolta nella carriera di Dalla, è infatti la prima volta in cui si prende carico totale della scrittura dei testi (nei tre album precedenti aveva collaborato con l’intellettuale e poeta bolognese Roberto Roversi). Dopo la separazione artistica con Roversi, Dalla procede nel suo rinnovamento ripartendo dal mare, creando un album di grandissimo fascino, in cui questa traccia spicca sulle altre (dando, del resto, nome al disco).

La ritmica musicale è incalzante, strutturata su una scala di basso che fa da vera base per la musica onirica e per la voce. Potremmo per alcuni aspetti interpretare questa canzone come un excursus per punti cruciali nella storia evolutiva dell’umanità; un contesto, una base, in cui possiamo inserire le altre canzoni dell’album che si concentrano parzialmente su singoli aspetti surrealistici e interpretativi della vita umana.

La nota surrealistica, che si appoggia sull’onirismo della musica, è la prima cosa che colpisce l’ascoltatore che prova a seguire il senso del testo. Ci si trova trascinati tra frasi di cui è difficile ricostruire immediatamente nessi logici e sviluppo, ma da cui traspare da subito una grande forza. Come il mare.

A un ascolto approfondito si riesce a penetrare più a fondo l’ermetismo del testo e a capirne maggiormente il senso: parla dell’umanità e dell’umanità più povera e bistrattata dalla storia. Anzi, è proprio la storia dell’umanità tutta a essere in gioco, la storia di uomini schiacciati e ingiustamente sottomessi a logiche incomprensibili. La storia di come il nostro mondo ha sottomesso alle dinamiche della ricchezza, del potere e della politica l’uomo. Un’escalation che porterà a perseguire anche il pensiero libero dei pesci, fino a tentare di bruciare il mare. Una china, quindi, distruttiva e inevitabilmente autodistruttiva per l’umanità tutta (tutta piegata alle logiche del potere fino a sacrificare anche la libertà). Un attacco diretto al concetto stesso di potere, che degenera finendo per avere come unico scopo quello di perseguire e sconfiggere l’autonomia del pensiero (rappresentato dal mare). Le ultime due strofe sono riconosciute come vero e proprio manifesto della libertà di pensiero e di espressione.

Dalla scrive questo testo nel 1977, anno di vera deflagrazione degli anni di piombo (l’11 marzo a Bologna muore lo studente Pier Francesco Lorusso simpatizzante di Lotta Continua. Alle proteste a seguito di questa morte il ministro degli interni Cossiga risponde coi mezzi cingolati in centro città). Questa canzone nasce quindi innegabilmente da questo clima, e nasce anche dall’eredità del lungo connubio con Roversi. Molti sono i punti testuali in cui si possono trovare riferimenti alla storia e all’attualità,  la cui interpretazione può essere più o meno forzata (per fare due esempi la paura degli automobilisti e dei linotipisti come paura di venire sparati la notte e di venire colpiti dai giornali di partito, i “gatti neri” intesi come il popolo di sinistra. E poi strofe intere a ricostruire eventi storici: la quarta rappresenta la rivoluzione russa del 1917, la quinta la seconda guerra mondiale, la sesta i campi di concentramento, la settima lo sgancio della bomba nucleare).

Di fronte a questa esegesi per punti, che ritengo in molti casi al di là delle ipotesi lecite, io mi fermerei a un’interpretazione più generale: una canzone con una meravigliosa forma musicale che, tra le righe, ci parla dell’umanità e dei rischi della civiltà, una bandiera di libertà di pensiero e di espressione.

Siamo noi
Siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Dei linotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di fagiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

E’ inutile
Non c’è più lavoro
Non c’è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male
Di farci annegare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

Con la forza di un ricatto
L’uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti
Spalancò prigioni
Bloccò sei treni
Con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
Ad un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere
A piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com’è profondo il mare

Poi da solo l’urlo
Diventò un tamburo
E il povero come un lampo
Nel cielo sicuro
Cominciò una guerra
Per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore
Doveva coltivare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

Ma la terra
Gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato
In un palazzo,in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene
Bastonate
E chirurgia sperimentale
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

Intanto un mistico
Forse un aviatore
Inventò la commozione
Che rimise d’accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo
Di questo mondo
Che a loro indubbiamente
Doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare

E’ chiaro
Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa
E’ muto come un pesce
Anzi è un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com’è profondo il mare

Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare